PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA
CHIESA ERGASTOLO A RIINA TOTO AI KILLER FRANCESCO BRUNO SPADARO
FRANCESCO E SENAPA PIETRO 18 MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne
all'ergastolo per Totò Riina e altri esponenti della Cupola: si è concluso
così, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per
gli omicidi del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
La sentenza è stata emessa dalla
terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina è l'ottavo ergastolo. Le
altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti anni
latitante; a Michele Greco, ‹Il papa›; a Francesco Madonia; a Pippo Calò,
‹cassiere› della mafia; a Bernardo Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad
Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai killer Francesco Spadaro, Pietro Senapa,
Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola
è stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello stesso
processo gli era già stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per
la strage della circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss
Ferlito furono uccisi l'autista e tre carabinieri della scorta. La sentenza
riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilità non solo per la strage Dalla
Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo:
l'uccisione, il 21 luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato,
l'11 agosto '82, al medico legale Paolo Giaccone, freddato tra i viali del
Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di
Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a Bagheria.
Complessivamente lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce
guerra di mafia scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni
del verdetto emesso il 10 dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise
d'appello: Riina e gli altri boss erano stati assolti. Ma questa parte della
sentenza fu annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della Cassazione
che in quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale.
Era stato il presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre
l'avvicendamento per ragioni di opportunità.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ‹ha ridato senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori›.[a. r.è
La Stampa - Torino
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A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE
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