OMICIDIO GALLINA STEFANO BRUNO
FRANCESCO TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82
R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA
7. Omicidio Gallina Stefano
(Vol.1/V) Il 1~ ottobre 1981 - alle ore 13,30 circa - alcune telefonate anonime
giunte alla Stazione dei Carabinieri di Carini segnalavano come da poco fosse
stato consumato un omicidio nei pressi
del passaggio a livello di detto Centro.
I Carabinieri, giunti sul posto, constatavano che all’altezza del civico
21 della Via Provinciale sostava una BMW targata PA-544227 - posta in mezzo a
detta strada con senso di marcia verso la ss.113. Sul sedile anteriore sinistro giaceva, privo
di vita, Gallina Stefano, dagli stessi Carabinieri ben conosciuto perche’ diffidato. Si apprendeva, altresi’, che la moglie della vittima,
Simonetta Maria, è rimasta a sua volta ferita ed era stata accompagnata presso
l’Ospedale di Carini.
·
Pag.Z.734 - L’auovetura. come detto, era ferma
al centro della strada. con il senso di marcia verso Palermo, e presentava
numerosi fori p~odo~ti da colpi di arma da fuoco sul parabrezza e sulla carrozzeria.
mentre i vetri degli sportelli anteriori erano frantumati e il pneumatico anteriore
sinistro risultava forato. Il Gallina. in
sede autoptica. risultava essere stato attinto in varie parti del corpo da sette
proiettili cal.38.
In localita’ “Foresta” di Carini,
veniva, inoltre, :rinvenuta una Alfa Romeo Giulietta completamente distrutta dal
fuoco ed i VV.FF. provvedevano a
spegnerne le ultime fiamme. L’auto era
di prorieta’ di Mercadanti Natale ed allo stesso era stata sottratta la notte
del 18 agosto 1981 in Palermo. Trattavasi,
molto probabilmente. dell’auto usata dai killer per l’agguato al Gallina, stante
le modalita’della sua distruzione nello stesso arco di tempo in cui era stato
consumato il delitto.
Simonetta Maria riferiva che il
giorno dell’omicidio, verso le ore 1 4 , dopo aver - Pag.2.735 -assistito al
matrimonio del nipote Simonetta Domenico presso la chiesa Madre di Carini,con il
marito si stava dirigendo in localita’ “Foresta” ove, nel ristorante “La
Campagnola”, si sarebbe dovuto tenere il banchetto nuziale. Lungo la via, la BMW del marito veniva sorpassata
da altra autovettura i cui occupanti, dopo ave:z: bloccato il mezzo,
esplodevano nume:z:osi colpi di a:z:ma da fuoco. In preda al panico, la donna non sapeva dare
nessuna altra utile indicazione sui kille:z:, sulle armi adoperate o sulla
dinamica del fatto. Licastri Emilio
riferiva che, precedendo con la sua auto quella di Gallina Stefano, stava recandosi
al ristorante “La Campagnola” per partecipare al banchetto nuziale. A circa 250 metrid al passaggio a livello ferroviario
notava una autovettura ferma in senso trasversale :rispetto all’asse della strada.
Detta auto impegnava il senso di marcia opposto al suo, anche se con la parte
anteriore :rivolta verso la SS.113.
Notava, altresi’, quattro uomini
fermi sul margine destro della strada,
uno accanto all’altro, intenti a guardare verso il centro della carreggiata,
tanto da dargli l’impressione che si fosse verificato un incidente stradale.
Subito dopo aver superato detta
auto e, comunque, dopo circa 60/70 metri, udiva dei colpi di arma da fuoco per
cui, istintivamente, bloccava il suo
mezzo e si rannicchiava per proteggersi.
Proprio in quel momento, percepiva
il rumore di un’autovettura che proseguiva ad alta velocita’ in direzione della
SS.113 e riusciva a legge:e, a distanza di circa 40 metri, le ultime due cifre
della targa, indicandole in “38”.
Il mezzo che si allontanava era lo
stesso poco prima avvistato fermo in
mezzo alla carreggiata ed era di colore
giallo.
Il Licastri, quindi, riferiva di
essere sceso e di essersi avvicinato
alla BMW del Gallina ed aveva constatato
come questi fosse morto, mentre la moglie veniva soccorsa da un
parente. Sul luogo del delitto. poco dopo
sopraggiungeva il Carabiniere Taormina Angelo originario di Carini ed in
servizio presso la Borgo Nuovo il quale
stazione di Palermo riferiva che:
·
verso le ore 13,30 si trovava a transitare a bordo della sua auto, proveniente da Palermo per far ritorno a Carini; giunto a circa 200 metri dal passaggio a livello di Carini aveva notato una BMW con a bordo una donna in preda a forte agitazione;
·
nel frattempo aveva notato a circa 15-20 metri dalla sua auto una Alfa Romeo Giulia di colore giallo con a bordo un individuo dalla apparente
eta’ di 30-35 anni che effettuava una repentina inversione di marcia per poi
dirigersi velocemente verso Palermo; aveva intuito che era accaduto qualcosa effettuata a sua volta di grave e, l’inversione
quindi, di marcia, si era posto
all’inseguimento della Giulia,
riuscendo a riprendere contatto con la
stessa nei pressi della zona industriale
di Carini; - aveva constatato che gli
sarebbe stato impossibile raggiungere l’auto
che procedeva a velocita’ sostenuta ed
aveva desistito dall’inseguimento. mentre
la predetta auto imboccava lo svincolo autostradale per Palermo era riuscito. comunque, a rilevare il numero
di targa che indicava in PA-453236. immediate indagini facevano rilevare come detta targa appartenesse proprio ad una Alfa Romeo Giulietta di colore giallo intestata ad Alimena Provvidenza. residente in Isola
delle Femmine, via Volta n.6. Bruno Antonino marito della Alimena dichiarava
che detta auto era stata prelevata il mattino del ottobre dal figlio Bruno Francesco.
·
Il Bruno non veniva rintracciato, ne’ i di lui
genitori erano in grado di fornire utili indicazioni per localizzarlo
anche se concordemente,
dichiaravano che lo stesso era uscito di
casa quel 1 ottobre verso le ore 7-7,30.
La successiva perquisizione in casa
del Bruno dava esito negativo ed, essendo stata effettuata proprio in
conseguenza della individuazione della”Giulietta”
gialla, dovra’ ritenersi come negativa
fosse stata anche la ricerca della suddetta
auto.
Si accertava, comunque, che il
Bruno era socio di una impresa di
costruzioni edile denominata “Immobiliare
Sicania”, insieme con Vitale Paolo e
Biondo Salvatore.
Venivano sentiti i dipendenti di
tale impresa, Lo Cicero Vincenzo, Tripiciano
Edoardo e Puleo Costantino (Vo1.1/V f.138) i quali, concordemente, affermavano di aver visto il Bruno
in cantiere, di mattina,quel 1 ottobre e
di averlo, successivamente, rivisto verso le ore 13/13,30 mentre si
trovava, solo, presso la sua abitazione
di via A.Volta, con la sua auto.
Risentiti lo stesso giorno 2
ottobre, il Lo Cicero, il Tripiciano ed
il Puleo, ammettevano di aver visto il
Bruno solo verso le ore 8 del 1 ottobre,
mentre escludevano di averlo poi rivisto verso le ore 13-13,30, non sapendo spiegare il perche’
della precedente, contrastante
dichiarazione <Vol. f.139) - <Vol
f.142.). Campanella f.sco Paolo -
altro dipendente riferiva di aver visto
il Bruno in cantiere il 30 settembre
verso le ore 9 e di non averlo piu’ visto,
nemmeno il giorno di paga, in cui. In assenza
dello stesso Bruno era stato retribuito dal
Vitale Vol. f.1Q5). Di Cesare Paolo - altro dipendente della impresa - dichiarava il 6 ottobre che il
Bruno era solito provvedere alle
retribuzioni dei dipendenti, e cio’ sino
al sabato della settimana precedente.
Mentre l’ultimo sabato – 3 ottobre -
erano stati pagati dal Vitale.
Precisava il De Cesare che nel
corso della settimana precedente il
Bruno non era stato visto in cantiere,
mentre erano stati presenti tutti i
giorni il vitale ed il Biondo i quali si allontanavano dal cantiere solo dalle
12 alle 13 per fare colazione.
Esprimeva la certezza che anche il giovedi’ 1 ottobre il Biondo ed il Vitale
erano stati nel cantiere e, come al
solito, si erano allontanati dalle 12
alle 13.
Questa ultima circostanza la
ricordava bene in relazione al
Vitale (Volo 1/V bene in relazione al (Vol.1/V ~.147).
Biondo Salvatore (Volo 1/V ~.150)
(Vol.1/V %.153) contrariamente a quanto asserito dagli altri dipendenti,
riferiva che il Bruno era giunto in
cantiere la mattina del 1 ottobre verso le ore 9.
Dopo qualche era, lui, il Bruno ed il Vitale si erano portati a circa 100
metri di distanza dal cantiere per tracciare la
recinzione di un villino gia’ esistente ed avevano finito detto lavoro verso le ore 14.
Avevano consumato la colazione sul
posto e, successivamente, erano tornati
al cantiere dove si erano trattenuti
sino alle ore 17.
Aggiungeva che il Bruno era
tornato in cantiere, seppure per pochi minuti. Vitale Paolo (Vo1.1/V f.154) -
(Vo1.1/V f.157) confermava
sostanzialmente le dichiarazioni rese
dal Biondo sui movimenti del Bruno il giorno 1 ottobre e insisteva
nel riferire che loro tre erano stati a tracciare la recinzione ed avevano passato insieme la giornata.
I due venivano, ovviamente, tratti in arresto con la imputazione di favoreggiamento
personale, essendo palese il mendacio in relazione ai movimenti del Bruno nella
giornata del 1 ottobre.
Si provvedeva, comunque, a rintracciare il Proprietario del villino della cui recinzione
avevano parlato il Vitale ed il Biondo.
Il predetto identificato per Luparello Santo –
dichiarava di aver incaricato il Biondo, il Vitale ed il Bruno dei lavori di recinzione del suo villino
in contrada “Inserra” di Palermo, verso
la fine di luglio primi di agosto.
Gli stessi avevano accettato, ma avevano dichiarato di non potere iniziare subito i lavori perche’ altrove occupati.
A fine agosto, avendo venduto il suo appartamento di via Cataldo Parisio, era
stato costretto a trasferirsi nel
residence Marbela in attesa che fosse reso abitabile il suo predetto villino e,
pertanto, aveva pregato i tre di accellerare i lavori di recinzione agli stessi
affidati.
Aveva, quindi, potuto notare che sicuramente prima della fine di settembre, la
recinzione era gia’ stata tracciata con calce e terra e che i lavori erano
iniziati.
Dei lavori si occupava quasi esclusivamente il Vitale,
con l’assistenza del Biondo, mentre il Bruno era presente solo saltuariamente.
Precisava come fosse da escludere che il 1 ottobre
1981 la recinzione con la linea di calce dovesse ancora essere tracciata
(Vol.3/V f.83).
Le indagini istruttorie, dunque, avevano acclarato
come il Bruno si fosse presentato in cantiere la mattina del 1 ottobre e, allontanatosi,
non era stato piu’ visto, ne’ quel
giorno. ne’ nei successivi giorni.
Il tentativo di fornire un alibi al Bruno da parte dei
suoi soci vitale e Biondo era miseramente
naufragato: i due, infatti, erano stati smentiti dai dipendenti della impresa
sulla presenza del Bruno in cantiere nel corso della giornata del ottobre. come
pure erano stati smentiti dal Luparello
sulla recinzione del villino per
tracciare la quale tutti e tre i soci sarebbero :rimasti a lavorare sino al
primo pomeriggio di quel fatidico 1
ottobre.
Tornando alla scena del delitto e, segnatamente, alla
BMW del Gallina, si deve osservare come sulla stessa fossero state rinvenute
tracce di una lunga striatura dalla lunghezza di mt.2 sulla fiancata sinistra,
dal parafango posteriore allo sportello posteriore, prodotta verosimilmente da
collisione con altro autoveicolo (Vol.1/V f.48), nonche’ tracce di vernice,
presumibilmente beige.
Veniva disposta perizia tecnica per accertare la
natura e le caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche di alcune impronte e
tracce esistenti sulla carrozzeria della BMW.
Il Perito «Vo1.3/V f.2.42.) e segg.) riferiva come l’esame,
effettuato con adeguata attrezzatura, avesse permesso di accertare che l’impronta
in argomento consisteva in un “riporto di smalto di finitura di tipo sintetico termoindurente
a tono cromatico giallo chiaro e doveva ritenersi l’esito di un urto di tipo superficiale,
ad andamento continuo, fra l’unita’ in esame ed altra autovettura, con carrozzeria definita a mezzo prodotti (smalti)
sintetici a tono cromatico giallo”.
In breve, il Perito rilevava come la striatura fosse
stata prodotta dall’urto con altra autovettura di colore giallo.
Depositata la relazione di perizia in cui si e’ detto,
perveniva. in data 29.11.82, una istanza dei difensori del Bruno <Vo1.3/Y
f.274) con la quale, preso atto delle conclusioni peritali, si suggeriva come
fosse opportuno una ispezione della autovettura di al fine di “acquisire la
certezza proprieta’ familiari, dell’imputato in possesso dei sullo stato della
carrozzeria e della
verniciatura”.
Veniva fuori. cosi’, la fantomatica “Giulietta” del
Bruno che invano cercata nel corso dei numerosissimi controlli e delle accurate
perquisizioni. ora risultava essere in possesso dei genitori dello stesso.
Il giorno 11 gennaio 83 venia conferito allo stesso Perito il nuovo incarico di
perizia sulla auto “Alfa Romeo Giulia Nuova Super 1300” targata PA-453236
<Vol.3/V f.283’.
La relazione «Yo1.3/V f.314) e segg.) permetteva di
far naufragare anche questo ulteriore tentativo di maldestra difesa approntato
dal Bruno e dai suoi genitori.
Rilevava, infatti, il Perito che: trattavasi di una
berlina con carrozzeria in tono cromatico giallo; l’autovettura denunciava, in
tutta evidenza, gli esiti di interventi estesi di ripristino della verniciatura
e, in particolare, dello smalto di finitura, con impiego di prodotti, mezzi d’opera
di tecniche in tutto e per tutto diverse da quelle orginali;
lo smalto era stato dato con mezzi artigianali, (pistola ad aria compressa),
mentre gli spessori del film di vernice denunciavano macroscopiche difformita’
da zona a zona della carrozzeria, con variazioni comprese fra 100 e 220 micron
e, comunque, di gran lunga superiori a quelli originali, normalmente contenuti
in misura non superiore a 60 microni gli spessori maggiori, rilevati in alcune
zone circoscritte, quali alloggio fari anteriori e cofano posteriore,
documentavano interventi di ripristino della carrozzeria con risagomatura dei
lamierati;
l’autovettura, in atto, non mostrava tracce evidenti
di fatti traumatici anche superficiali e di modesta entità le attuali
condizioni degli smalti di finitura testimoniavano interventi di ripristino avvenuti
in epoca compresa tra i 12 ed i 16 mesi anteriori alla data dell’accertamento i
riporti di smalto a suo tempo rilevati sull’autovettura BMW 520 (quella del Gallina)
non avevano attinenza alcuna con i prodotti impiegati per l’attuale definizione
della berlina in esame i questi ultimi, diversi da quelli impiegati dall’Alfa
Romeo, potevano appartenere alla gamma di prodotti usati dalla Fiat per alcune
sue auto.
Il Bruno, cioe’, 12 o 16 mesi prima dell’accertamento,
aveva provveduto a far riparare la carrozzeria e a far :riverniciare di giallo
l’auto, con prodotti diversi da quelli impiegati dalla casa costruttrice.
Cosi’ facendo, l’imputato eliminava le tracce di
striature riportate a causa dell’impatto con la BMW del Gallina e sostituiva la
vernice, sicche’ non vi fosse piu’ corrispondenza alcuna tra le tracce di
vernice lasciate sulla BMW e la vernice della sua “Giulia”: tali si rivelavano
le conclusioni da trarre e dalla perizia e dai successivi accertamenti
richiesti dal P.M. ed effettuati dal .l.«Vol.3/V f.3Z7) e segg.).
Detti accertamenti, infatti venivano effettuati per
acclarare se vi erano state accurate ricerche della “Giulia” e per tentare di
individuare chi e come avesse effettuato i lavori di “ripristino” sulla stessa.
Veniva sentito, innanzitutto, l’Ing. Ennio Ribaudo
(Vo1.3/V f.328) Perito dell’Ufficio nelle due perizie - e questi riferiva che,
per eseguire accertamenti sulla “Giulia” del Bruno, era stato rilevato a casa
dallo avvocato Ganci (difensore dell’imputato), il quale, con la sua auto, lo aveva condotto in Isola delle
Femmine davanti ad un garage.
Qui gli era stato presentato un uomo che si era
qualificato come il padre del Bruno, mentre all’interno del garage stesso gli
era stata fatta trovare l’auto.
Lo stesso avv. Ganci gli aveva specificato come il
garage si trovasse a circa 200 mt dalla
abitazione del Bruno.
Precisava il Ribaudo di non essere in grado di
indicare chi avesse effettuato le riparazioni rilevate sull’autovettura e che, comunque,
queste risalivano ad epoche diverse: la brillantezza degli smalti gli faceva
dedurre che le riparazioni piu’ recenti erano quelle della parte anteriore dell’autovettura.
Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Partinico
veniva, quindi, incaricato di svolgere indagini per individuare il citato garage,
nonche’ per individuare chi avesse disposto le riparazioni sull’auto. Al
predetto veniva chiesto anche di indicare i nomi dei militari dell’Arma
incaricati delle ricerche del Bruno e
della sua autovettura.
Con il rapporto del 27
Yol.3/Y f.330) gennaio 1984 e segg.), -la Compagnia cc. di Partitico indicava i nominativi dei Militari impegnati
nelle ricerche di cui sopra.
Con lo stesso rapporto si segnalava l’avvenuto
sequestro dell’auto trovata in possesso di Tesauro Girolamo.
che: Quest’ultimo (Vo1.1/V f.345) dichiarava nel 1981
Bruno Antonino (padre dell’imputato) gli aveva offerto in vendita un’auto che
deteneva in un garage;
provata l’auto e l’aveva acquistata;
concordato il prezzo, poiche’ l’auto presentava
macchie di ruggine, aveva contattato un carrozziere eventuale riverniciatura;
per la a causa dell’alto costo necessario per eseguire
detta riverniciatura, vi aveva rinunciato ed aveva solo provveduto, prima dell’estate83,
a far installare sulla stessa l’impianto di alimentazione a gas; nel novembre
del 1983 aveva avuto un incidente stradale all’incrocio tra via Leopardi e via
Pipitone Federico;
mentre era in possesso di detta autovettura, Bruno
Antonino gliela aveva chiesta in prestito per qualche giorno e, cosi’, lui gliela
aveva data per un 15 giorni nessun altro tipo di lavoro aveva fatto effettuare
sull’auto, tranne il citato impianto a gas e la pulitura dei carburatori.
Bruno Antonino(Vol.1/V f.347) dichiarava di aver venduto
l’auto al Tesauro con l’impegno, da parte di costui, di permettere la
esecuzione di eventuali perizie sulla stessa. Aveva, infatti, riottenuto la predetta
auto quando il difensore (del figlio) gliene aveva fatta richiesta.
Escludeva, comunque, di aver fatto eseguire lavori su
detta auto.
Tesauro, successivamente (Vol.1/V f.354) aggiungeva
che l’auto gli era stata venduta i primi mesi di quell’anno (1982), in quanto
ricordava che “era d’inverno e che nell’estate io avevo gia’ la macchina”.
Specificava che l’autovettura era stata da lui ritirata in una autorimessa sita
a pochissimi metri dal caseificio del Bruno.
In una ultima occasione precisava (Vol.1/Vff.365) che
l’auto gli era stata consegnata dal Bruno il 1 agosto 1982, lo stesso giorno in
cui aveva subito una contravvenzione perche’ sorpreso a circolare senza il
bollo.
L’autovettura, quindi, l’aveva restituitafi primi dell’ottobre
1982 ed il Bruno non glifaveva specificato i motivi di questa richiesta.
Era sicuro di non aver effettuato lavorifin detta auto
in tutto il periodo in cui ne erafstato in possesso, come pure escludeva che lafstessa
auto avesse subito riparazioni nel periodo in cui era stata riconsegnata al
Bruno.
L’ing. Ribaudo (Vol.1/V f.364) precisava di aver
compiuto accertamenti sulla Giulia del Bruno nelle ore antimeridiane del giorno
8 marzo 1983 (Vol.1/V f.367).
I Militari dell’Arma che aveva partecipato alle
ricerche e del Bruno e della sua auto, concordemente, dichiaravano di aver
effettuato accurate ricerche anche del mezzo, ma infruttuosamente, ((Vol.1/V
f.350) e segg.) nel corso delle numerose perquisizioni.
Nessun dubbio, quindi, che l’auto del Bruno venne
accuratamente cercata e cio’, prescindendo dalle dichiarazioni dei Carabinieri,
e’ del tutto ovvio se solo si pone mente al fatto che il nome dell’imputato era
venuto fuori proprio effettuando accertamenti sulla sua auto notata sul luogo
dell’omicidio del Gallina.
Gli accertamenti del Ribaudo, effettuati nel marzo del
1983, evidenziavano come i lavori di ripristino della vernice erano stati effettuati
12/16 mesi prima: cio’ porta a ritenere che tali lavori vennero eseguiti proprio
in epoca prossima e posteriore a quella dell’omicidio del Gallina.
L’auto, subito dopo l’impatto con la BMW del
Gallina,era stata fatta riparare ed era stata nascosta in un garage non di
pertinenza del Bruno, si che era stato impossibile rinvenirla.
Se il Bruno, non avesse avuto nulla da temere avrebbe
subito messo a disposizione degli inquirenti detta auto.
Aveva, invece, occultato la stessa anche per non farne
rilevare lavori di riverniciatura effettuati e, dopo oltre 16 mesi, quando gia’
si conoscevano i risultati degli accertarnenti cromatici effettuati sulla BMW
del Gallina, aveva tentato di giocare la carta
dell’esame peritale sulla stessa, sicuro della diversita’ delle vernici
e della eliminazione delle striature.
Che il Bruno sia l’autore materiale dell’omicidio del
Gallina, comunque, è evidenziato anche dal falso alibi allo stesso fornito dal
Vitale e dal Biondo e di cui si e' ampiamente detto.
Giova ribadire che i dipendenti del Bruno quel giorno
lo videro solo nella primissima mattinata, mentre videro allontanarsi dal cantiere
gli altri due soci solo per l'ora della colazione: cio' e ' stato ulteriormente
confermato dal Luparello che ha decisamente affermato che la recinzione del suo
villino era gia' stata effettuata molto tempo prima di quel 1 ottobre 81.
Individuato uno degli autori materiali dell'omicidio
sorpreso proprio mentre precipitosamente si allontanava a bordo della "Giulia"
con la quale aveva, con altri, atteso il Gallina resta da esaminare il movente dell'omicidio
stesso.
Gallina Stefano apparteneva ad una famiglia (i
"Malavita") tristemente famosa nella zona di Villagrazia di Carini
per vari episodi delittuosi. Gallina Vito suo cugino – era stato ucciso in
Fabriano il 4.2.74, mentre un altro suo
cugino – Gallina Giovanni - era stato ucciso a Carini subito dopo, il 26.5.74.
Gallina Salvatore, fratello dei suddetti Vito e
Giovanni,era stato tratto in arresto dai cc. di Palermo il 22.10.80 perche'
implicato in fatti connessi al traffico di stupefacenti, mentre un altro
Gallina Salvatore, pure cugino della vittima, risulta essere latitante perche' colpito
da mandatodi cattura (n.220/S0) emesso dal G.Io di Palermo per traffico di stupefacenti.
Pipitone Angelo Antonino elemento di spicco della
mafia di Carini- e imputato nel presente procedimento penale, e' implicato nel traffico
di stupefacenti (m.c. N.240/80 emesso dal G.I.di Palermo): lo stesso e' un
altro cugino della vittima.
Nell'agosto del 1980, proprio dietro l'abitazione del
predetto Pipitone veniva scoperta una raffineria
eroina (Gerlandi abitazione e della raffineria si trovava la Alberto ed altri),
mentre nei pressi di detta villa"bunker" di Badalamenti Antonino
(ucciso il 18 agosto 81), reggente della
famiglia mafiosa di Cinisi, succeduto a Gaetano Badalamenti nel controllo di
detta famiglia.
L'omicidio del Gallina quindi si inquadra perfettamente nella strategia di
eliminazione Dei
"fedelissimi" di
Gaetano Badalamenti.
Ed, invero, dopo la eliminazione di alcuni dei suoi
cugini, dopo l'arresto e la latitanza di altri, Gallina Stefano aveva assunto
un ruolo di preminenza all'interno di detta famiglia, venendo, cosi', ad essere
un punto di riferimento e di forza per
tutti gli altri amici del Badalamenti.
Non va, infatti, dimenticato come per isolare il
potente boss di Cinisi siano stati eliminati Badalamenti Silvio (Marsala
2.6.83), Badalamenti Natale (Carini,
21. 1 1 . 1983) Badalamenti Agostino (20.2.84 Rep.:Eed Ted.) Badalamenti
Salvatore (Cinisi, 19.11.1982) Badalamenti Antonino(Carini, 18.8.1981).
La stessa successione cronologica tra gli omicidi di
Badalamenti Antonino e Stefano Gallina e' altamente indicativa se rapportata anche
al ruolo assunto dai due all'interno della famiglia di Cinisi.
Secondo quanto riferito dal Buscetta e quanto
oggettivamente emerso dalle indagini relative all'omicidio di Badalamenti Nino,
come si e ' visto questi aveva sostituito, per decisione della commissione,
Gaetano Badalamenti come capo della"famiglia" di Cinisi.
Trattavasi, pero', pur sempre di un Badalamenti , con
l'ex capo ancora libero ed attivo, rappresentava una minaccia alle mire
egemoniche dei corleonesi.
Badalamenti Nino viene, cosi', ucciso il 18.8. 81 e,
dopo due mesi. appena, viene ucciso anche Stefano Gallina mentre Badalamenti
Natale altro componente della famiglia, VIENE ucciso nel novembre del 1983.
Il ruolo del Gallina, si ripete, va valutato proprio
in relazione alla soppressione di Nino Badalamenti, all'arresto e alla
latitanza di alcuni cugini del primo: tutto cio' aveva posto il Gallina stesso
in una posizione di preminenza all'interno del clan Badalamenti e, quindi,
nella logica dello sterminio degli amici e congiunti del vecchio capo, la sua
eliminazione era inevitabile.
Per l'omicidio
del Gallina,per il tentato omicidio di Simonetta Maria, nonche' per i connessi
delittidi detenzione e porto di armi (Capi 131, 132, 133), vanno rinviati a
giudizio Greco Michele, Greco Ferrara Salvatore, Riina Salvatore, Riccobono
Rosario, Marchese Filippo, Vernengo Pietro, Greco Giuseppe di Nicolo',
Provenzano Bernardo, BruscaBernardo, Scaglione Salvatore, Calo' Giuseppe,
Geraci Antonio "nene''', Scaduto Giovanni, Lo Jacono Pietro, Montalto
Salvatore, Bonurn Francesco, Buscami Salvatore, Pullara' Ignazio, Pullara'
G.Battista, Savoca Giuseppe, Cucuzza Salvatore, Corallo Giovanni,Bono Giuseppe,
Motisi Ignazio.
Greco Leonardo, Bruno Francesco e Prestifilippo Mario Giovanni.
Vanno rinviati a giudizio per rispondere del delitto
di favoreggiamento personale Biondo Salvatore e Vitale Paolo (Capo 134).
Da pag 103 a pag
131
B.B.P., BILLECI VINCENZO, BIONDO, BRUNO FRANCESCO, CONSIGLIOMARIA CONCETTA, GALLINA STEFANO,IMPASTATO, SALICETO, VASSALLO GIUSEPPE, VITALE,D’AGOSTINO,ENEA,BADALAMENTI,MUTOLO,NAIMO,MICALIZZI,RICCOBONO,GUGLIELMO
FELICE,LUCIDO,CATALDO,CARDINALE,LO CICERO
A
cura del Comitato Cittadino Isola Pulita
di Isola delle Femmine
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