RIFIUTI, IN
SICILIA UN DISORDINE ORGANIZZATO
di Nino Amadore 28
marzo 2015
Nel settore dei rifiuti
solidi urbani in Sicilia
c’è un disordine organizzato
con un «sistema ordinario della raccolta che
non va da anni, c’è
una situazione di emergenza non dichiarata e, dagli elementi raccolti dal 2010
a oggi non ci sono stati cambiamenti». È la conclusione cui sono arrivati i
componenti della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo illecito dei
rifiuti guidata da Alessandro Bratti, al termine della quattro giorni di viste
e audizioni tra le province di Trapani
e Palermo. È
stata una seconda puntata di un lungo giro di visite programmate che continuerà
nei prossimi mesi con la provincia di Messina e con le aree di Siracusa
e Gela dove i parlamentari cercheranno di approfondire lo stato di avanzamento
e le criticità
nel settore delle bonifiche. Insomma un lavoro che punta ad andare in
profondità e che si dovrebbe concludere poco prima delle ferie estive con una
relazione dedicata alla situazione della Sicilia. Almeno queste le intenzioni
annunciate dal presidente della commissione. Per il momento il giudizio sul
sistema dei rifiuti siciliano è pessimo: l’isola di fatto è in di Nino Amadore
Per il momento il giudizio
sul sistema dei rifiuti siciliano è pessimo: l’isola di fatto è in emergenza e
i commissari hanno registrato un sostanziale immobilismo da parte della Regione
siciliana che negli ultimi anni è intervenuta più volte con riforme normative
che non hanno portato alcun risultato. Gli stessi commissari hanno dovuto
constatare come a fronte della liquidazione degli Ato (gli
Ambiti territoriali ottimali oggi in liquidazione e indebitati per circa
cinquecento milioni) non siano affatto decollate le cosiddette Srr (previsti
nella legge regionale del 2009) e che a tutt’oggi gli Aro
( Aree di raccolta ottimale previste in una nuova legge approvata nel 2013) non
sono stati costituiti con quella celerità che il legislatore si aspettava. I
tentativi di dotare la Sicilia di un nuovo piano rifiuti sono andati a vuoto:
il piano varato dall’allora governatore Raffaele Lombardo che era anche
commissario delegato per l’emergenza, ha ricevuto un primo via libera dal
ministero per l’Ambiente ma ha ricevuto la Via-Vas solo a dicembre 2014 con un
a cinquantina di prescrizioni e ora i parlamentari della commissione hanno
certificato che quel piano è scaduto nel 2014 e che il nuovo assessore Vania
Contraffatto «sta lavorando alla stesura di un nuovo piano di emergenza» ha
spiegato Bratti. Di
fatto però il piano Lombardo
non è mai entrato in vigore anche se sulla base delle sue previsioni, spiega il
docente universitario Aurelio Angelini,
sono state fatte gare d’appalto e sono stati realizzati impianti. Con
la sapiente regia di Marco Lupo,
allora direttore generale dell’assessorato e per un periodo delegato dal
presidente Crocetta a gestire l’emergenza.
Resta il fatto che un
piano di gestione (ordinaria) del sistema della raccolta e smaltimento dei
rifiuti solidi urbani in Sicilia
è urgente anche per poter spendere i fondi della programmazione 2014-2020
destinati al settore visto che si tratta di una condizionalità ex ante
richiesta dalla Commissione europea. La Sicilia è l’unica regione italiana
a non averlo.
Un piano che, se fatto a regola d’arte, potrebbe aiutare a colmare quelle
lacune che i parlamentari hanno riscontrato: «Permane l’utilizzo delle
discariche come unico sistema mentre la raccolta differenziata non raggiunge il
10 per cento. Senza
tralasciare la situazione debitoria degli Ato che perdura nonostante la presenza
di commissari liquidatori e continua a gravare sulle spalle dei cittadini che,
a loro volta, non pagano, alimentando un loop che prosegue da anni. In Sicilia
la mala gestione del ciclo dei
rifiuti ha delle connotazioni particolari: la Campania ha attraversato momenti
di grande crisi ma oggi si muove sul 40% di raccolta differenziata, la stessa
cosa non si può dire della Sicilia».
Qual è dunque la
situazione oggi? Secondo alcuni, in assenza di altri piani di emergenza sono
rimasti in vigore il Pier
(Piano degli interventi per l’emergenza rifiuti) varato nel 2000 elaborato da
una commissione a suo tempo guidata da Angelini e il piano di gestione varato
nel 2002 dall’allora presidente Salvatore Cuffaro, commissario delegato per
l’emergenza rifiuti. Quest’ultimo
prevedeva la costruzione di quattro termovalorizzatori e siccome resta
vigente,a determinate condizioni, quegli impianti potrebbero essere persino
costruiti: «Dimensionandoli per il 35% dei rifiuti prodotti, considerato che il
resto deve essere destinato a raccolta differenziata - spiega Angelini -
potrebbe essere rifatto il bando. Lo dico ribadendo che sono contrario a questo
sistema». Ipotesi campata in aria? Il presidente della commissione ha spiegato
che «nessuno ha paventato il ritorno dei termovalorizzatori nell’isola» ma in
passato, considerando inopinatamente vigente il piano Lombardo,
c’è chi si era spinto a ipotizzare la costruzione di impianti per bruciare il
cosiddetto css (combustibbile solido secondario ricavato dalla frazione secca
dei rifiuti). La costruzione di termovalorizzatori rappresenterebbe una bella
opportunità di business per i player del settore (uscita di scena la Falck che
doveva costruirli ai tempi di Cuffaro
si registra negli ultimi tempi un movimento che fa pensare a nuovi
interessamenti).
L’affare di certo c’è: secondo i tecnici del settore un impianto da 65 Mw
potrebbe portare nelle casse di chi lo costruisce 130 milioni l’anno grazie
alle convenzioni con il Gse che dà le somme a titolo di incentivo. «In linea
teorica - spiega ancora Angelini - grazie al sistema degli Aro
ognuna di queste Aree ottimali potrebbe costruirsi il proprio piccolo impianto
per bruciare rifiuti».
Intanto, per rimanere
all’oggi, si registra un fallimento su tutti i fronti cui la dichiarazione
dello stato di emergenza e dunque la nomina di un commissario da parte del
governo centrale non sarebbe la giusta risposta. Almeno secondo lo stesso Bratti che
ieri, nell’incontro con i giornalisti nei locali della Prefettura di Palermo, è
stato chiaro: «La gestione dell’emergenza con commissariamenti non ha mai
risolto un problema. Questo
ci dice la nostra esperienza - ha detto il presidente della commissione -. La
Sicilia, la Campania e la Calabria hanno speso molti soldi con commissariamenti
senza risolvere tutto. Un conto è il commissariamento su questioni specifiche,
come un singolo impianto, un conto è commissariare l’intera gestione
regionale». Una risposta chiara a chi come il presidente della regione Crocetta
e prima ancora l’ex assessore Nicolò Marino avevano fatto della richiesta
di commissariamento e di emergenza (che prevede deroghe importanti anche nelle
gare d’appalto con affidamenti diretti che lo stesso presidente dell’Anticorruzione
Raffaele Cantone ha bocciato più volte) un punto qualificante della loro
azione.
In questo quadro
disarmante sul piano della sostenibilità ambientale i parlamentari hanno anche
riscontrato ancora una forte presenza della criminalità organizzata e non. E
soprattutto una grave questione morale che investe le procedure autorizzative:
«Le infiltrazioni della criminalità ci sono e si manifestano, per esempio nel
sistema della raccolta, con l’imposizione di operai e la presenza in funzioni
non apicali di soggetti legati alla criminalità organizzata». Ma c’è anche un
problema di controllo delle imprese aggiudicatarie di lavori e in particolare,
ha sottolineato la senatrice dei Cinque Stelle Paola Nugnes, le white
list: «Un sistema che per quanto riguarda questo settore non funziona: in una
situazione di emergenza le prefetture non hanno il tempo di fare i controlli
necessari e dunque capita che si scopra la presenza di un’impresa mafiosa
quando i lavori sono stati appaltati se non addirittura realizzati». Storture
cui la Confindustria siciliana ha provato a porre rimedio: è del 2 aprile 2013
la lettera inviata dal vicepresidente Giuseppe Catanzaro all’allora assessore
Nicolò Marino in cui si propone di snellire il sistema dei controlli in
collaborazione con le prefetture. Una lettera che non ha mai ricevuto
risposta.
A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE
FEMMINE
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