RIFIUTI: LA SICILIA
COME LA ‘TERRA DEI FUOCHI’ TRA DISCARICHE E SPECULATORI
Giulio
Ambrosetti
[14 Mar 2015 |
I parlamentari nazionali e
regionali del Movimento 5 Stelle accendono i riflettori su uno dei settori
nevralgici dell’Isola. L’inquinamento e i pericoli per la salute dei cittadini.
Le dichiarazioni dell’ex assessore regionale, Nicolò Marino, al Parlamento
nazionale
Un comunicato stampa diramato dai
parlamentari nazionali e regionali del Movimento 5 Stelle riaccende i
riflettori sulla gestione dei rifiuti in Sicilia. I grillini parlano, senza
mezzi termini, di un sistema al collasso, messo su a uso e consumo di “chi deve
lucrarci”, per “costruirci un consenso elettorale e clientelare”. Si parla dei
debiti accumulati dagli Ato rifiuti, sigla che sta per Ambiti territoriali
ottimali, società tra Comuni oggi tutte commissariate e in buona parte con
debiti a sei zeri. Nel comunicato si fa riferimento, anche, dell’audizione
dell’ex assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità della
Regione siciliana, Nicolò Marino, davanti alla Commissione parlamentare di
inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
“Il ciclo dei rifiuti in Sicilia
- si legge nel comunicato dei grillini siciliani - non deve funzionare perché
c'è chi deve lucrarci e chi deve costruirci consenso elettorale clientelare,
come dimostra la bomba a orologeria degli Ato con almeno 800 milioni di euro di
debiti insoluti. Il tutto, ovviamente, a spese della salute della cittadini e
delle loro tasche”. In realtà, al 31 dicembre 2012, i debiti degli Ato
siciliani superavano il miliardo di euro. E’ probabile - stando a quello che
leggiamo nel comunicato - che la situazione sia leggermente migliorata negli
ultimi tre anni.
“Le relazioni delle commissioni
ispettive predisposte dall'allora assessore Niccolò Marino sugli iter
autorizzativi e le tariffe delle cinque discariche private in Sicilia - dice
Claudia Mannino, parlamentare nazionale del Movimento 5 Selle eletta in
Sicilia, componente della commissione Ambiente della Camera dei deputati
-certificano la completa illegittimità amministrativa e il mancato rispetto di
fondamentali normative ambientali. Dalla combine smascherata dalla Giustizia
amministrativa per la costruzione dei quattro inceneritori, ad oggi nulla
sembra cambiato”.
Il riferimento della parlamentare
Mannino è ai quattro inceneritori che erano stati programmati nei primi anni
del 2000 dal governo regionale retto in quegli anni da Totò Cuffaro. Quattro
impianti - che venivano definiti termovalorizzatori perché, bruciando i
rifiuti, avrebbero prodotto energia - che, lo ricordiamo, non sono stati
bloccati dalla politica, ma dalla magistratura europea. Su questi impianti le
polemiche erano state roventi. Il governo Cuffaro e i suoi tecnici sostenevano
che, a monte di questi quattro termovalorizzatori, sarebbe partita la raccolta
differenziata dei rifiuti per evitare di mandare negli impianti immondizia che,
bruciando, avrebbe liberato nell’aria sostanze dannose per la salute umana e,
in generale, per l’ambiente (il riferimento è alla diossina e, in generale, ai
metalli pesanti).
Le promesse di far decollare la
raccolta differenziata dei rifiuti non sembravano realistiche. E, in effetti, a
distanza di un decennio, la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia, si
attesta su percentuali minime (i dati disponibili sulla situazione siciliana
sono frammentari: c’è chi dice che la raccolta differenziata dei rifiuti,
nell’Isola, sia un po’ sotto il 10 per cento e chi sostiene che è ferma al 3-4
per cento). Un dato indiscutibile, ad esempio, è che tra il 2001 e il 2008 la
raccolta differenziata, in provincia di Agrigento, era cresciuta in modo
sensibile, raggiungendo e forse superando il 10 per cento sul totale dei
rifiuti trattati. Dal 2008 in poi, però, è scesa di nuovo al 2-3 per cento.
La verità è che in Sicilia, come
giustamente fanno notare i grillini, sulla gestione dei rifiuti pesa la
presenza di speculazioni e speculatori. Il risultato è che, ancora oggi, il
sistema dei rifiuti nell’Isola è imperniato sulle discariche, in buona parte
private (e in alcuni casi sequestrate dalla magistratura). Così, mentre in
altre parti del mondo civilizzato i rifiuti sono una risorsa, perché vengono in
buona parte riciclati (in alcune realtà totalmente riciclati), in Sicilia
costituiscono un serio problema, perché vengono seppelliti nelle discariche
inquinando l’ambiente.
Tra l’altro - problema nel
problema - molte discariche siciliane non sono “a norma”, per utilizzare il
freddo linguaggio dei burocrati di Bruxelles (in pratica, sono fuori legge!).
In tutte le discariche non dovrebbero mai essere sotterrate le sostanze umide,
perché aumentano la produzione del cosiddetto percolato.
A questo punto è necessaria una
breve digressione. Il percolato è un liquido che si origina in prevalenza
dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione
degli stessi rifiuti (il percolato, anche se in misura minore, si produce anche
compattando i rifiuti).
Il percolato, questo va da sé,
contiene sostanze inquinanti organiche e inorganiche. La formazione di
percolato dipende da vari fattori: dalla piovosità, dalla temperatura e dalla
presenza dei venti. Le piogge abbondanti danno luogo ad un aumento del
percolato. Quantità di percolato che viene incrementata, come già ricordato,
dalla presenza di sostanze umide nei rifiuti che finiscono sotto terra.
In Sicilia, terra di discariche,
il percolato è diventato un problema grave sia perché i rifiuti sotterrati
contengono molte sostanze umide (che, lo ribadiamo, mai e poi mai dovrebbero
essere sotterrate!), sia perché negli ultimi anni è aumentata la piovosità.
Per legge, il percolato deve
essere raccolto e trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in
impianti ad hoc che debbono essere autorizzati allo smaltimento di
rifiuti liquidi. Gli esperti di questo settore spiegano che i fattori che
portano una discarica a produrre percolato possono essere controllabili e
incontrollabili. I processi di degradazione dei rifiuti che finiscono sotto
terra non possono essere controllati. E’ invece controllabile l’infiltrazione
di acqua dall’esterno: per esempio, impermializzando il fondo della discarica e
la superficie della stessa discarica.
Questa digressione sul percolato
è importante perché ci consente di illustrare ai lettori un problema molto
serio, soprattutto ai lettori americani che rimarranno un po’ perplessi nel
leggere che in Sicilia, in materia di rifiuti, si va ancora avanti con le
discariche. Basti pensare che a Palermo la discarica di Bellolampo ha inquinato
la falda acquifera e, in parte, anche un tratto di mare.
Ci sono, poi, i risvolti
economici. Perché, attualmente, in Sicilia si spendono un sacco di soldi per
captare questo benedetto percolato dalle discariche e trasportarlo fuori
dall’Isola. Tutta questa follia è stata messa in piedi - e ancora resiste - per
consentire a i privati, in combutta con la politica (e con la criminalità
organizzata, come avviene in Campania) di speculare sulla gestione dei
rifiuti.
“Le relazioni della commissione
di indagine - continua la parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle eletta
in Sicilia, Claudia Mannino - dovrebbero essere rese pubbliche perché tutti i
cittadini siano a conoscenza dei disastri ambientali che le sistematiche
violazioni di legge hanno determinato. Sollecitiamo le Autorità giudiziarie,
già informate dei fatti, ad accertare le responsabilità penale sia della
vicenda degli inceneritori che di questi ‘anomali’ iter amministrativi. Noi,
nell'ambito della nostra funzione di controllo politico-parlamentare, abbiamo
inoltrato formale denuncia alla Commissione europea per la persistente e
strutturale violazione delle normative europee in tema di discariche,
autorizzazioni e valutazioni di impatto ambientale”.
La deputata Mannino torna a
parlare degli inceneritori. Quattro impianti, l’abbiamo ricordato, sono stati
bloccati dalla magistratura europea. Nel 2012 il governo Monti e il governo
regionale di Raffaele Lombardo firmano un accordo per fare bruciare i rifiuti
nelle cementerie dell’Isola. Una follia che avrebbe inquinato l’ambiente e che,
per fortuna, è stata bloccata - o dovrebbe essere stata bloccata - dalle
proteste della gente. Oggi si torna a parlare di nuovi inceneritori, anche se,
a parte qualche caso, non ci sono dichiarazioni ufficiali. Il caso dove ci
sono, invece, dichiarazioni ufficiali è quello di San Filippo del Mela, in
provincia di Messina. Dove si vorrebbe convertire una centrale per la
produzione di energia alimentandola con l’immondizia. Sono in corso proteste
vivacissime da parte della gente che vive nella Valle del Mela, una zona già
inquinata dalla presenza della raffineria di Milazzo, da una serie di altre
industrie e da un elettrodotto in costruzione con i tralicci che passano a
pochi metri dai centri abitati.
Sulla questione rifiuti in
Sicilia interviene anche il presidente della commissione legislativa Ambiente
del Parlamento siciliano, Giampiero Trizzino, anche lui esponente del Movimento
5 Stelle. “Le dichiarazioni dell'ex assessore Marino - dice Trizzino
- fotografano una realtà che ormai è più che tangibile. Il sistema dei
rifiuti in Sicilia è strutturato per vivere di emergenza. E' un disordine
organizzato con la chiara finalità di eludere il sistema normativo. L'ulteriore
conferma di siffatta drammatica condizione è la totale assenza di
programmazione: nel momento in cui parliamo non esiste un piano regionale dei
rifiuti, non v’è traccia di un modello gestionale nemmeno nel Documento di
programmazione economica, esitato pochi giorni fa ed aleggia una confusione
estremamente preoccupante sulla nuova programmazione dei fondi strutturali
2014-2020. A questo punto, sembra plausibile affermare: niente è casuale”.
In questo scenario, che non è
molto dissimile, almeno in certe aree, dalla ‘Terra dei fuochi’ della Campania,
sono arrivate le dichiarazioni dell’ex assessore regionale, Nicolò Marino, che
circa un anno fa l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha messo
fuori dal governo dell’Isola. Interpellato dalla già citata Commissione
parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti, Marino ne ha dette di cotte e di crude. A un certo punto, come si
legge nel blog ‘Guardie e ladri’ di Roberto Galullo, ad occuparsi di questo
settore viene coinvolto “un ufficiale dei carabinieri, un ex generale, persona
perbene che ha avuto due ictus. Presidente - dichiara Marino rivolgendosi al
presidente della commissione sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti - lei si dovrebbe far raccontare, quando scenderà in Sicilia, dal
sindaco Orlando, dai sindacati cos’erano le riunioni pubbliche. Questo che
doveva esercitare una serie di attività di controllo, noi l’avevamo scomodato
per il fallimento Aps a Palermo, 52 Comuni serviti da Aps (Asp è la società
privata che ha gestito il servizio idrico in 52 Comuni della Provincia di
Palermo, società oggi fallita ndr) aveva avuto due ictus, presidente, e la
gente rideva. Non voglio segretare perché l’ho anche scritto, mi spiace sotto
il profilo umano perché è un uomo delle istituzioni e la colpa è dei familiari
che gli consentono di accettare un incarico di questo tipo, ma quando lo
conobbi chiamai Crocetta e gli dissi allarmato: Rosario, la gente ride’.
Mi rispose che la moglie era brava: aveva nominato questa persona perché la
moglie era stata revisore dei conti a Gela e quindi dovevamo contattare la
moglie per far ragionare questa persona. Questa è la Regione siciliana,
Presidente, e questa è una delle tantissime cose che bisognava fronteggiare”.
Marino, che nella vita fa il
magistrato, sempre a proposito della gestione dei rifiuti in Sicilia aggiunge:
“Nel settore dei rifiuti la migliore squadra avrebbe grandi difficoltà a
riprendere in mano questa situazione. Nel momento in cui la gestione diventa
approssimativa per una serie di circostanze che ho ufficialmente comunicato in
tutte le sedi competenti (non è quindi una novità che dico a voi, l’ho già
fatto in passato), diventa impossibile recuperare questa situazione”. Marino
non sembra avere una buona opinione dell’attuale presidente della Regione.
Quello che pensa di Crocetta lo dice al parlamentare nazionale Davide Faraone,
braccio destro del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in Sicilia: “Voglio
dire anche, perché l’ho detto più volte, che il referente in Sicilia
di Renzi è l’onorevole Faraone, a cui nel febbraio 2014, poco
prima di andare via, ancora assessore, dissi: ‘Se gli lasciate ancora nelle
mani la Sicilia, finirà per distruggerla’. Oggi finalmente lui sta litigando
con Crocetta”.
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"CROCETTA DISTRUGGERÀ LA SICILIA” L'EX ASSESSORE ALL'ENERGIA DELLA REGIONE
SICILIANA NICOLÒ MARINO, NELL'AUDIZIONE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SUL CICLO DEI RIFIUTI
I controlli dell'Arpa in Sicilia
venivano fatti da un funzionario, "una persona per bene delle Istituzioni,
ma che aveva avuto due ictus". Lo ha segnalato l'ex assessore all'Energia
della Regione siciliana, Nicolò Marino, nell'audizione alla Commissione
parlamentare sul Ciclo dei rifiuti. "Quando lo conobbi - ha detto l'ex pm
- chiamai Crocetta e gli dissi allarmato: 'Rosario la giunta ride. Mi rispose
che la moglie era brava, e che dovevamo contattare lei per farlo ragionare. Non
voglio segretarie perché l'ho anche scritto". "Questa è la Regione
siciliana - si legge nel verbale redatto a Roma il 23 febbraio scorso - ed è
una delle tantissime cose che dovevamo fronteggiare. L'ho detto anche al
referente in Sicilia di Renzi, l'onorevole Faraone, poco prima di andare via:
'se gli lasciate ancora nelle mani la Sicilia, finirà per distruggerla. Oggi
finalmente lui sta litigando con Crocetta".
Al rilievo di una componente
della Commissione, che gli ha chiesto: "si rende conto della gravità di
quello che dice?", l'ex assessore Marino ha replicato: "Io sono
andato via per questo". Ed ha motivato così la sua scelta: "Nel
settore dei rifiuti la migliore squadra avrebbe avuto grandi difficoltà a
riprendere in mano questa situazione. Nel momento in cui la gestione diventa
approssimativa diventa impossibile recuperare
La precisazione di Marino -
"Nella trascrizione della commissione Ecomafia ci sono delle discrasie tra
quanto dichiarato e quanto verbalizzato: non ho detto la 'giunta ride , ma 'la
gente ride. Lo precisa l'ex assessore regionale in una dichiarazione, spiegando
che il riferimento non era a un funzionario dell'Arpa, ma al commissario della
Provincia di Palermo e alle tante riunioni che si tenevano. "Avvisai
telefonicamente il governatore - ricostruisce Marino - e gli dissi: la 'gente
ride e tutto questo danneggia le istituzioni. Questo perché nel settore dei rifiuti
gli organi di controllo non aveva lavorato bene e io mi sono trovato in
difficoltà". [Fonte ANSA]
A CURA DEL COMITATO CITTADINO
ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE
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