TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N.
2289/82 R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA Mafia a Isola delle Femmine Addio Pizzo 5
Custodia Cautelare
TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI
N. 2289/82 R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA
7. Omicidio
Gallina Stefano (Vol.1/V) Il 1~ ottobre 1981 - alle ore 13,30 circa -
alcune telefonate anonime giunte alla Stazione dei Carabinieri di Carini
segnalavano come da poco fosse stato consumato un omicidio nei pressi del
passaggio a livello di detto Centro. I Carabinieri, giunti sul posto,
constatavano che all’altezza del civico 21 della Via Provinciale sostava una
BMW targata PA-544227 - posta in mezzo a detta strada con senso di marcia verso
la ss.113. Sul sedile anteriore sinistro giaceva, privo di vita, Gallina
Stefano, dagli stessi Carabinieri ben conosciuto perche’ diffidato. Si
apprendeva, altresi’, che la moglie della vittima, Simonetta Maria, è rimasta a
sua volta ferita ed era stata accompagnata presso l’Ospedale di Carini.
· Pag.Z.734
- L’autovettura. come detto, era ferma al centro della strada. con il senso di
marcia verso Palermo, e presentava numerosi fori prodotti da colpi di arma da
fuoco sul parabrezza e sulla carrozzeria. mentre i vetri degli sportelli
anteriori erano frantumati e il pneumatico anteriore sinistro risultava
forato. Il Gallina. in sede autoptica. risultava essere stato attinto in
varie parti del corpo da sette proiettili cal.38.
In localita’ “Foresta” di Carini,
veniva, inoltre, :rinvenuta una Alfa Romeo Giulietta
completamente distrutta dal fuoco ed i VV.FF. provvedevano a spegnerne le
ultime fiamme. L’auto era di proprieta’ di
Mercadanti Natale ed allo stesso era stata sottratta
la notte del 18 agosto 1981 in Palermo. Trattavasi, molto
probabilmente. dell’auto usata dai killer per l’agguato al Gallina, stante le
modalita’della sua distruzione nello stesso arco di tempo in cui era stato
consumato il delitto.
Simonetta Maria riferiva che il
giorno dell’omicidio, verso le ore 14 , dopo aver - Pag.2.735 -assistito al
matrimonio del nipote Simonetta Domenico presso la chiesa Madre di Carini,con
il marito si stava dirigendo in localita’ “Foresta” ove, nel ristorante “La
Campagnola”, si sarebbe dovuto tenere il banchetto nuziale. Lungo la via,
la BMW del marito veniva sorpassata da altra autovettura i cui occupanti, dopo
avere bloccato il mezzo, esplodevano numerosi colpi di arma da fuoco. In
preda al panico, la donna non sapeva dare nessuna altra utile indicazione sui
killer, sulle armi adoperate o sulla dinamica del fatto. Licastri Emilio
riferiva che, precedendo con la sua auto quella di Gallina Stefano, stava
recandosi al ristorante “La Campagnola” per partecipare al banchetto
nuziale. A circa 250 metri dal passaggio a livello ferroviario notava una
autovettura ferma in senso trasversale rispetto all’asse della strada. Detta
auto impegnava il senso di marcia opposto al suo, anche se con la parte
anteriore :rivolta verso la SS.113.
Notava, altresi’, quattro uomini fermi sul margine destro della strada,
uno accanto all’altro, intenti a guardare verso il centro della carreggiata,
tanto da dargli l’impressione che si fosse verificato un incidente stradale.
Subito dopo aver superato detta
auto e, comunque, dopo circa 60/70 metri, udiva dei colpi di arma da fuoco per
cui, istintivamente, bloccava il suo mezzo e si rannicchiava per
proteggersi.
Proprio in quel momento,
percepiva il rumore di un’autovettura che proseguiva ad alta velocita’ in
direzione della SS.113 e riusciva a legge:e, a distanza di circa 40 metri, le ultime due cifre della targa, indicandole in “38”.
Il mezzo che si allontanava era
lo stesso poco prima avvistato fermo in mezzo alla carreggiata ed era di colore giallo.
Il Licastri, quindi, riferiva di
essere sceso e di essersi avvicinato alla BMW
del Gallina ed aveva constatato come questi fosse
morto, mentre la moglie veniva soccorsa da un
parente. Sul luogo del delitto. poco dopo sopraggiungeva il Carabiniere Taormina Angelo originario di Carini ed in
servizio presso la Borgo Nuovo il quale stazione di Palermo riferiva
che:
· verso
le ore 13,30 si trovava a transitare a bordo della sua auto,
proveniente da Palermo per far ritorno a Carini; giunto a circa 200 metri dal passaggio a livello di Carini
aveva notato una BMW con a bordo una donna in preda a forte agitazione;
· nel
frattempo aveva notato a circa 15-20 metri dalla
sua auto una Alfa Romeo Giulia di colore giallo con a bordo un individuo
dalla apparente eta’ di 30-35 anni che effettuava una
repentina inversione di marcia per poi dirigersi velocemente verso
Palermo; aveva intuito che era accaduto qualcosa effettuata a sua
volta di grave e, l’inversione quindi, di marcia, si era
posto
all’inseguimento della Giulia,
riuscendo a riprendere contatto con la stessa nei pressi della zona
industriale di Carini; - aveva constatato che gli sarebbe stato
impossibile raggiungere l’auto che procedeva a velocita’ sostenuta ed
aveva desistito dall’inseguimento. mentre la predetta auto imboccava lo svincolo autostradale per Palermo era
riuscito. comunque, a rilevare il numero di targa che indicava in PA-453236.
immediate indagini facevano rilevare come detta targa appartenesse
proprio ad una Alfa Romeo Giulietta di colore giallo intestata ad Alimena Provvidenza. residente in Isola delle Femmine,
via Volta n.6. Bruno Antonino marito
della Alimena dichiarava che detta auto era stata prelevata il mattino del
ottobre dal figlio Bruno Francesco.
· Il
Bruno non veniva rintracciato, ne’ i di lui genitori erano in grado di fornire
utili indicazioni per localizzarlo anche se concordemente,
dichiaravano che lo stesso era uscito di casa quel 1 ottobre verso le ore
7-7,30.
La successiva perquisizione in
casa del Bruno dava esito negativo ed, essendo stata effettuata proprio in
conseguenza della individuazione della”Giulietta” gialla, dovra’
ritenersi come negativa fosse stata anche la ricerca della suddetta auto.
Si
accertava, comunque, che il Bruno era socio di una impresa di costruzioni
edile denominata “Immobiliare Sicania”, insieme con Vitale Paolo e
Biondo Salvatore.
Venivano sentiti i dipendenti di
tale impresa, Lo Cicero Vincenzo, Tripiciano
Edoardo e Puleo Costantino (Vo1.1/V f.138) i quali, concordemente,
affermavano di aver visto il Bruno in cantiere, di mattina,quel 1 ottobre
e di averlo, successivamente, rivisto verso le ore 13/13,30 mentre si
trovava, solo, presso la sua abitazione di via A.Volta, con la sua auto.
Risentiti lo stesso giorno 2
ottobre, il Lo Cicero, il Tripiciano ed il Puleo, ammettevano di
aver visto il Bruno solo verso le ore 8 del 1 ottobre, mentre escludevano
di averlo poi rivisto verso le ore 13-13,30, non sapendo spiegare il
perche’ della precedente, contrastante dichiarazione
Precisava il De Cesare che nel
corso della settimana precedente il Bruno non era stato visto in
cantiere, mentre erano stati presenti tutti i giorni il Vitale ed il
Biondo i quali si allontanavano dal cantiere solo dalle 12 alle 13 per fare
colazione.
Esprimeva la certezza che anche
il giovedi’ 1 ottobre il Biondo ed il Vitale erano stati nel
cantiere e, come al solito, si erano allontanati dalle 12 alle 13.
Questa ultima circostanza la
ricordava bene in relazione al Vitale (Volo 1/V bene in
relazione al (Vol.1/V ~.147).
Biondo Salvatore (Volo 1/V ~.150)
(Vol.1/V %.153) contrariamente a quanto asserito dagli altri dipendenti,
riferiva che il Bruno era giunto in cantiere la mattina del 1
ottobre verso le ore 9.
Dopo qualche era, lui, il
Bruno ed il Vitale si erano portati a circa 100 metri di distanza dal
cantiere per tracciare la recinzione di un villino gia’ esistente
ed avevano finito detto lavoro verso le ore 14.
Avevano consumato la colazione
sul posto e, successivamente, erano tornati al cantiere dove si erano
trattenuti sino alle ore 17.
Aggiungeva che il Bruno era
tornato in cantiere, seppure per pochi minuti. Vitale Paolo (Vo1.1/V f.154) -
(Vo1.1/V f.157) confermava sostanzialmente le dichiarazioni rese
dal Biondo sui movimenti del Bruno il giorno 1 ottobre e insisteva nel
riferire che loro tre erano stati a tracciare la recinzione ed
avevano passato insieme la giornata.
I due venivano, ovviamente,
tratti in arresto con la imputazione di favoreggiamento personale,
essendo palese il mendacio in relazione ai movimenti del Bruno nella giornata
del 1 ottobre.
Si provvedeva, comunque, a
rintracciare il Proprietario del villino della cui recinzione avevano
parlato il Vitale ed il Biondo.
Il predetto identificato per Luparello Santo – dichiarava di aver incaricato il
Biondo, il Vitale ed il Bruno dei lavori di recinzione del suo villino in contrada “Inserra” di Palermo, verso
la fine di luglio primi di agosto.
Gli stessi avevano accettato, ma
avevano dichiarato di non potere iniziare subito i lavori perche’
altrove occupati.
A fine agosto, avendo venduto il
suo appartamento di via Cataldo Parisio,
era stato costretto a trasferirsi nel residence
Marbela in attesa che fosse reso abitabile il suo predetto villino e,
pertanto, aveva pregato i tre di accellerare i lavori di recinzione agli stessi
affidati.
Aveva, quindi, potuto notare
che sicuramente prima della fine di settembre, la recinzione era gia’
stata tracciata con calce e terra e che i lavori erano iniziati.
Dei lavori si occupava quasi
esclusivamente il Vitale, con l’assistenza del Biondo, mentre il Bruno era
presente solo saltuariamente.
Precisava come fosse da escludere
che il 1 ottobre 1981 la recinzione con la linea di calce dovesse ancora essere
tracciata (Vol.3/V f.83).
Le indagini istruttorie, dunque,
avevano acclarato come il Bruno si fosse presentato in cantiere la mattina del
1 ottobre e, allontanatosi, non era stato piu’ visto, ne’ quel giorno.
ne’ nei successivi giorni.
Il tentativo di fornire un alibi
al Bruno da parte dei suoi soci Vitale e Biondo era miseramente
naufragato: i due, infatti, erano stati smentiti dai dipendenti della impresa
sulla presenza del Bruno in cantiere nel corso della giornata del ottobre. come
pure erano stati smentiti dal Luparello sulla recinzione del
villino per tracciare la quale tutti e tre i soci sarebbero :rimasti a lavorare
sino al primo pomeriggio di quel fatidico 1 ottobre.
Tornando alla scena del delitto
e, segnatamente, alla BMW del Gallina, si deve osservare come sulla stessa
fossero state rinvenute tracce di una lunga striatura
dalla lunghezza di mt.2 sulla fiancata sinistra,
dal parafango posteriore allo sportello posteriore, prodotta verosimilmente da
collisione con altro autoveicolo (Vol.1/V f.48), nonche’
tracce di vernice, presumibilmente beige.
Veniva disposta perizia tecnica
per accertare la natura e le caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche di
alcune impronte e tracce esistenti sulla carrozzeria della BMW.
Il Perito «Vo1.3/V f.2.42.) e
segg.) riferiva come l’esame, effettuato con adeguata attrezzatura, avesse
permesso di accertare che l’impronta in argomento consisteva in un “riporto di
smalto di finitura di tipo sintetico termoindurente a tono cromatico giallo
chiaro e doveva ritenersi l’esito di un urto di tipo superficiale, ad andamento
continuo, fra l’unita’ in esame ed altra autovettura, con carrozzeria
definita a mezzo prodotti (smalti) sintetici a tono cromatico giallo”.
In breve,
il Perito rilevava come la striatura fosse stata prodotta dall’urto con altra
autovettura di colore giallo.
Depositata la relazione di
perizia in cui si e’ detto, perveniva. in data 29.11.82, una istanza dei
difensori del Bruno
verniciatura”.
Veniva fuori. cosi’, la
fantomatica “Giulietta” del Bruno che invano
cercata nel corso dei numerosissimi controlli e delle accurate perquisizioni.
ora risultava essere in possesso dei genitori dello stesso.
Il giorno 11 gennaio 83 venia
conferito allo stesso Perito il nuovo incarico di perizia sulla auto “Alfa Romeo Giulia Nuova Super 1300” targata PA-453236
La relazione «Yo1.3/V f.314) e
segg.) permetteva di far naufragare anche questo ulteriore tentativo di
maldestra difesa approntato dal Bruno e dai suoi genitori.
Rilevava, infatti, il Perito che:
trattavasi di una berlina con carrozzeria in tono
cromatico giallo; l’autovettura denunciava, in tutta evidenza, gli esiti
di interventi estesi di ripristino della verniciatura e, in particolare, dello
smalto di finitura, con impiego di prodotti, mezzi d’opera di tecniche in tutto
e per tutto diverse da quelle orginali;
lo smalto era stato dato con
mezzi artigianali, (pistola ad aria compressa), mentre gli spessori del
film di vernice denunciavano macroscopiche difformita’ da zona a zona della
carrozzeria, con variazioni comprese fra 100 e 220 micron e, comunque, di gran
lunga superiori a quelli originali, normalmente contenuti in misura non
superiore a 60 microni gli spessori maggiori, rilevati in alcune zone
circoscritte, quali alloggio fari anteriori e cofano posteriore, documentavano
interventi di ripristino della carrozzeria con risagomatura dei lamierati;
l’autovettura, in atto, non
mostrava tracce evidenti di fatti traumatici anche superficiali e di modesta
entità le attuali condizioni degli smalti di finitura testimoniavano interventi
di ripristino avvenuti in epoca compresa tra i 12 ed i 16 mesi anteriori alla
data dell’accertamento i riporti di smalto a suo tempo rilevati
sull’autovettura BMW 520 (quella del Gallina) non avevano attinenza alcuna con
i prodotti impiegati per l’attuale definizione della berlina in esame i questi
ultimi, diversi da quelli impiegati dall’Alfa Romeo, potevano appartenere alla
gamma di prodotti usati dalla Fiat per alcune sue auto.
Il Bruno, cioe’, 12 o 16 mesi
prima dell’accertamento, aveva provveduto a far riparare la carrozzeria e a far
riverniciare di giallo l’auto, con
prodotti diversi da quelli impiegati dalla casa costruttrice.
Cosi’ facendo, l’imputato
eliminava le tracce di striature riportate a causa dell’impatto con la BMW del
Gallina e sostituiva la vernice, sicche’ non vi fosse piu’ corrispondenza
alcuna tra le tracce di vernice lasciate sulla BMW e la vernice della sua
“Giulia”: tali si rivelavano le conclusioni da trarre e dalla perizia e dai
successivi accertamenti richiesti dal P.M. ed effettuati dal .l.«Vol.3/V f.3Z7)
e segg.).
Detti accertamenti, infatti
venivano effettuati per acclarare se vi erano state accurate ricerche della
“Giulia” e per tentare di individuare chi e come avesse effettuato i lavori di
“ripristino” sulla stessa.
Veniva sentito, innanzitutto,
l’Ing. Ennio Ribaudo (Vo1.3/V f.328) Perito dell’Ufficio nelle due perizie - e
questi riferiva che, per eseguire accertamenti sulla “Giulia” del Bruno, era
stato rilevato a casa dallo avvocato Ganci (difensore dell’imputato), il quale,
con la sua auto, lo aveva condotto in Isola delle Femmine davanti ad un
garage.
Qui gli era stato presentato un
uomo che si era qualificato come il padre del Bruno, mentre all’interno del
garage stesso gli era stata fatta trovare l’auto.
Lo stesso avv. Ganci gli aveva
specificato come il garage si trovasse a circa 200
mt dalla abitazione del Bruno.
Precisava il Ribaudo di non
essere in grado di indicare chi avesse effettuato le
riparazioni rilevate sull’autovettura e che, comunque, queste risalivano
ad epoche diverse: la brillantezza degli smalti gli faceva dedurre che le
riparazioni piu’ recenti erano quelle della parte anteriore dell’autovettura.
Il Comandante della Compagnia
Carabinieri di Partinico veniva, quindi, incaricato di svolgere indagini per
individuare il citato garage, nonche’ per individuare chi avesse disposto le
riparazioni sull’auto. Al predetto veniva chiesto anche di indicare i nomi dei
militari dell’Arma incaricati delle ricerche del Bruno e della sua
autovettura.
Con il rapporto del 27
Yol.3/Y f.330) gennaio 1984 e segg.), -la Compagnia cc. di Partitico
indicava i nominativi dei Militari impegnati nelle ricerche di cui sopra.
Con lo stesso rapporto si
segnalava l’avvenuto sequestro dell’auto trovata in
possesso di Tesauro Girolamo.
che: Quest’ultimo (Vo1.1/V f.345)
dichiarava nel 1981 Bruno Antonino (padre dell’imputato) gli aveva offerto in
vendita un’auto che deteneva in un garage;
provata l’auto e l’aveva
acquistata;
concordato il prezzo, poiche’
l’auto presentava macchie di ruggine, aveva contattato un carrozziere eventuale
riverniciatura;
per la a causa dell’alto costo
necessario per eseguire detta riverniciatura, vi aveva rinunciato ed aveva solo
provveduto, prima dell’estate 83, a far installare sulla stessa l’impianto di
alimentazione a gas; nel novembre del 1983 aveva avuto un incidente stradale
all’incrocio tra via Leopardi e via Pipitone Federico;
mentre era in possesso di detta
autovettura, Bruno
Antonino gliela aveva chiesta in prestito per qualche giorno e, cosi’,
lui gliela aveva data per un 15 giorni nessun altro tipo di lavoro aveva fatto
effettuare sull’auto, tranne il citato impianto a gas e la pulitura dei
carburatori.
Bruno Antonino(Vol.1/V f.347) dichiarava di
aver venduto l’auto al Tesauro con l’impegno, da parte di costui, di
permettere la esecuzione di eventuali perizie sulla stessa. Aveva, infatti,
riottenuto la predetta auto quando il difensore (del figlio) gliene aveva fatta
richiesta.
Escludeva, comunque, di aver
fatto eseguire lavori su detta auto.
Tesauro, successivamente (Vol.1/V
f.354) aggiungeva che l’auto gli era stata venduta i primi mesi di quell’anno
(1982), in quanto ricordava che “era d’inverno e che nell’estate io avevo gia’
la macchina”. Specificava che l’autovettura era stata da lui ritirata in una
autorimessa sita a pochissimi metri dal caseificio del Bruno.
In una ultima occasione precisava
(Vol.1/Vff.365) che l’auto gli era stata consegnata dal Bruno il 1 agosto 1982,
lo stesso giorno in cui aveva subito una contravvenzione perche’ sorpreso a
circolare senza il bollo.
L’autovettura, quindi, l’aveva
restituita fin dai primi dell’ottobre
1982 ed il Bruno non gli aveva
specificato i motivi di questa richiesta.
Era sicuro di non aver effettuato
lavori in detta auto in tutto il periodo
in cui ne era stato in possesso, come
pure escludeva che la stessa auto avesse subito riparazioni nel periodo in cui
era stata riconsegnata al Bruno.
L’ing. Ribaudo (Vol.1/V f.364)
precisava di aver compiuto accertamenti sulla Giulia del Bruno nelle ore
antimeridiane del giorno 8 marzo 1983 (Vol.1/V f.367).
I Militari dell’Arma che aveva
partecipato alle ricerche e del Bruno e della sua auto, concordemente,
dichiaravano di aver effettuato accurate ricerche anche del mezzo, ma
infruttuosamente, ((Vol.1/V f.350) e segg.) nel corso delle numerose
perquisizioni.
Nessun dubbio, quindi, che l’auto
del Bruno venne accuratamente cercata e cio’, prescindendo dalle dichiarazioni
dei Carabinieri, e’ del tutto ovvio se solo si pone mente al fatto che il nome dell’imputato
era venuto fuori proprio effettuando accertamenti sulla sua auto notata sul
luogo dell’omicidio del Gallina.
Gli accertamenti del Ribaudo,
effettuati nel marzo del 1983, evidenziavano come i lavori di ripristino della
vernice erano stati effettuati 12/16 mesi prima: cio’ porta a ritenere che tali
lavori vennero
eseguiti proprio in epoca prossima e posteriore a quella dell’omicidio del
Gallina.
L’auto, subito dopo l’impatto con la BMW del
Gallina,era stata fatta riparare ed era stata nascosta in un garage non di
pertinenza del Bruno, si che era stato impossibile rinvenirla.
Se il Bruno, non avesse avuto
nulla da temere avrebbe subito messo a disposizione degli inquirenti detta
auto.
Aveva, invece, occultato la
stessa anche per non farne rilevare lavori di riverniciatura effettuati e, dopo
oltre 16 mesi, quando gia’ si conoscevano i risultati degli accertarnenti
cromatici effettuati sulla BMW del Gallina, aveva tentato di giocare la
carta dell’esame peritale sulla stessa, sicuro della diversita’ delle
vernici e della eliminazione delle striature.
Che il Bruno sia l’autore materiale
dell’omicidio del Gallina, comunque, è evidenziato anche dal falso alibi allo
stesso fornito dal Vitale e dal Biondo e di cui si e' ampiamente detto.
Giova ribadire che i dipendenti
del Bruno quel giorno lo videro solo nella primissima mattinata, mentre videro
allontanarsi dal cantiere gli altri due soci solo per l'ora della colazione:
cio' e ' stato ulteriormente confermato dal Luparello che ha decisamente
affermato che la recinzione del suo villino era gia' stata effettuata molto
tempo prima di quel 1 ottobre 81.
Individuato uno degli autori
materiali dell'omicidio sorpreso proprio mentre precipitosamente si allontanava
a bordo della "Giulia" con la quale aveva, con altri, atteso il
Gallina resta da esaminare il movente dell'omicidio stesso.
Gallina Stefano apparteneva ad
una famiglia (i "Malavita") tristemente famosa nella zona di
Villagrazia di Carini per vari episodi delittuosi. Gallina Vito suo cugino –
era stato ucciso in Fabriano il 4.2.74, mentre un altro suo cugino –
Gallina Giovanni - era stato ucciso a Carini subito dopo, il 26.5.74.
Gallina Salvatore, fratello dei
suddetti Vito e Giovanni,era stato tratto in arresto dai cc. di Palermo il
22.10.80 perche' implicato in fatti connessi al traffico di stupefacenti,
mentre un altro Gallina Salvatore, pure cugino della vittima, risulta essere
latitante perche' colpito da mandato di cattura (n.220/S0) emesso dal G.Io di
Palermo per traffico di stupefacenti.
Pipitone Angelo Antonino elemento
di spicco della mafia di Carini- e imputato nel presente procedimento penale,
e' implicato nel traffico di stupefacenti (m.c. N.240/80 emesso dal G.I.di
Palermo): lo stesso e' un altro cugino della vittima.
Nell'agosto del 1980, proprio
dietro l'abitazione del predetto Pipitone veniva scoperta una raffineria
eroina (Gerlandi abitazione e della raffineria si trovava la Alberto ed altri),
mentre nei pressi di detta villa"bunker" di Badalamenti Antonino
(ucciso il 18 agosto 81), reggente della famiglia mafiosa di Cinisi,
succeduto a Gaetano Badalamenti nel controllo di detta famiglia.
L'omicidio del Gallina quindi si inquadra
perfettamente nella strategia di eliminazione Dei
"fedelissimi" di Gaetano Badalamenti.
Ed, invero, dopo la eliminazione
di alcuni dei suoi cugini, dopo l'arresto e la latitanza di altri, Gallina Stefano
aveva assunto un ruolo di preminenza all'interno di detta famiglia, venendo,
cosi', ad essere un punto di riferimento e di forza per tutti gli altri
amici del Badalamenti.
Non va, infatti, dimenticato come per isolare
il potente boss di Cinisi siano stati eliminati Badalamenti Silvio (Marsala
2.6.83), Badalamenti Natale (Carini, 21. 1 1 . 1983) Badalamenti
Agostino (20.2.84 Rep.:Eed Ted.) Badalamenti Salvatore (Cinisi, 19.11.1982)
Badalamenti Antonino(Carini, 18.8.1981).
La stessa successione cronologica
tra gli omicidi di Badalamenti Antonino e Stefano Gallina e' altamente
indicativa se rapportata anche al ruolo assunto dai due all'interno della famiglia
di Cinisi.
Secondo quanto riferito dal
Buscetta e quanto oggettivamente emerso dalle indagini relative all'omicidio di
Badalamenti Nino, come si e ' visto questi aveva sostituito, per decisione della commissione,
Gaetano Badalamenti come capo della"famiglia" di Cinisi.
Trattavasi, pero', pur sempre di
un Badalamenti , con l'ex capo ancora libero ed attivo, rappresentava una
minaccia alle mire egemoniche dei corleonesi.
Badalamenti Nino viene, cosi', ucciso il 18.8.
81 e, dopo due mesi. appena, viene ucciso anche Stefano Gallina mentre
Badalamenti Natale altro componente della famiglia, VIENE ucciso nel novembre
del 1983.
Il ruolo del Gallina, si ripete,
va valutato proprio in relazione alla soppressione di Nino Badalamenti,
all'arresto e alla latitanza di alcuni cugini del primo: tutto cio' aveva posto
il Gallina stesso in una posizione di preminenza all'interno del clan
Badalamenti e, quindi, nella logica dello sterminio degli amici e congiunti del
vecchio capo, la sua eliminazione era inevitabile.
Per l'omicidio del Gallina, per
il tentato omicidio di Simonetta Maria, nonche' per i connessi delitti di
detenzione e porto di armi (Capi 131, 132, 133), vanno rinviati a giudizio
Greco Michele, Greco Ferrara Salvatore, Riina Salvatore, Riccobono Rosario, Marchese
Filippo, Vernengo Pietro, Greco Giuseppe di Nicolo', Provenzano Bernardo,
Brusca Bernardo, Scaglione Salvatore, Calo' Giuseppe, Geraci Antonio
"nene''', Scaduto Giovanni, Lo Jacono Pietro, Montalto Salvatore, Bonurn
Francesco, Buscami Salvatore, Pullara' Ignazio, Pullara' G.Battista, Savoca
Giuseppe, Cucuzza Salvatore, Corallo Giovanni,Bono Giuseppe, Motisi Ignazio.
Greco Leonardo, Bruno Francesco e
Prestifilippo Mario Giovanni.
Vanno rinviati a giudizio per
rispondere del delitto di favoreggiamento personale Biondo Salvatore e Vitale
Paolo (Capo 134).
Da pag 103 a pag 131
PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA CHIESA ERGASTOLO A
RIINA TOTO AI KILLER FRANCESCO BRUNO SPADARO FRANCESCO E SENAPA PIETRO
18 MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne
all'ergastolo per Totò Riina e altri esponenti della Cupola: si è concluso
così, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per
gli omicidi del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
La sentenza è stata emessa dalla
terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina è l'ottavo ergastolo.
Le altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti
anni latitante; a Michele Greco, ‹Il papa›; a Francesco Madonia; a Pippo Calò,
‹cassiere› della mafia; a Bernardo Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad
Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai killer Francesco
Spadaro, Pietro Senapa, Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola
è stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello stesso
processo gli era già stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per
la strage della circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss
Ferlito furono uccisi l'autista e tre carabinieri della scorta. La sentenza
riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilità non solo per la strage Dalla
Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo:
l'uccisione, il 21 luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato,
l'11 agosto '82, al medico legale Paolo Giaccone, freddato tra i viali del
Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di
Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a Bagheria. Complessivamente
lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce guerra di mafia
scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni del verdetto
emesso il 10 dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise d'appello:
Riina e gli altri boss erano stati assolti. Ma questa parte della sentenza fu
annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della Cassazione che in
quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale. Era
stato il presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre
l'avvicendamento per ragioni di opportunità.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ‹ha ridato senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori›.[a. r.è
La Stampa - Torino
pag. 11
TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA – SENTENZA emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 3
-
PAGO 365 -
GRECO MICHELE, GRECO SALVATORE
N.7.7.1927, RIINA SALVATORE, RICCOBONO ROSARIO, MARCHESE FILIPPO, VERNENGO
PIETRO, GRECO GIUSEPPE DI NICOLO’, PRESTIFILIPPO MARIO GIOVANNI, PROVENZANO
BERNARDO, BRUSCA BERNARDO, SCAGLIONE SALVATORE, CALO’ GIUSEPPE, MADONIA
FRANCESCO, GERACI ANTONINO N.2.1.1917, SCADUTO GIOVANNI, LO JACONO PIETRO,
MONTALTO SALVATORE, BONURA FRANCESCO, BUSCEMI SALVATORE N.28.5.1938, PULLARA’
IGNAZIO, PULLARA’ G. BATTISTA, SAVOCA GIUSEPPE, CUCUZZA SALVATORE, CORALLO
GIOVANNI, BONO GIUSEPPE, BRUNO FRANCESCO, MOTISI IGNAZIO, GRECO LEONARDO:
131) DEL REATO P. E P. DAGLI
ARTT.110, 112 N.1, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE, AGENDO IN CONCORSO TRA LORO E
CON IGNOTI, IN PIU’ DI CINQUE PERSONE RIUNITE, CAGIONATO LA MORTE DI GALLINA
STEFANO, CONTRO CUI ESPLODEVANO NUMEROSI COLPI DI ARMA DA FUOCO, COMMETTENDO IL
FATTO CON PREMEDITAZIONE.
IN CARINI, 1’1.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DEL
15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DEL
2.1.1982.
VEDI MANDATO DI. CATTURA 323/84
DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI
CATTURA 418/84 DEL 4.12.1984.
132) DEL REATO P. E P. DAGLI
ARTT.110, 112 N.” C.P., 56, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE, AGENDO IN CONCORSO
TRA DI LORO, IN PIU’ DI CINQUE PERSONE RIUNITE, COMPIUTO ATTI IDONEI DIRETTI IN
MODO NON EQUIVOCO A CAGIONARE LA MORTE DI SIMONETTA MARIA, CONTRO CUI
ESPLODEVANO COLPI DI ARMA DA FUOCO, SENZA RIUSCIRE NELL’INTENTO PER CAUSA INDIPENDENTE
DALLA LORO VOLONTA’.
• PAGO
367 -
IN CARINI, 1’1.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DE1
15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DE1
2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84
DE1 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84
DE1 4.12.1984 .
133) DE1 REATO P. E P. DAG1I
ARTT.61 N.2, 81 L.14.10.1974 AGENDO IN CPV. , 110 , 112 N.L N.497, C. P • , PER
10, AVERE, 12 E 14 CONCORSO TRA 1ORO E CON IGNOTI, IN PIU’ DI CINQUE PERSONE
RIUNITE ED IN ESECUZIONE DE1 MEDESIMO DISEGNO CRIMINOSO, DETENUTO E PORTATO
I11EGA1MENTE IN 1UOGO PUBB1ICO ARMI COMUNI DA FUOCO A1 FINE DI COMMETTERE I
REATI DI CUI AI CAPI 131) E 132) DE11A RUBRICA.
• PAGO
368-
IN CARINI, 1’1.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DEL
15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2,/82 DEL
2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84
DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84
DEL 4.12.1984.
TRIBUNALE
DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA
– SENTENZA emessa nel
procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI +
706 VOLUME N. 22
BRUNO FRANCESCO E’ STATO RAGGIUNTO DAI
SEGUENTI PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI DELLA LIBERTA’ PERSONALE:
A) ORDINE DI CATTURA N.189/81
PER L’OMICIDIO DI GALLINA STEFANO E PER IL TENTATO OMICIDIO
DI SIMONETTA MARIA - CONNESSI DELITTI DI DETENZIONE E PORTO DI ARMI;
B) MANDATO DI CATTURA
N.2/82 PER GLI CHE, PERTANTO, SONO IN STESSI REATI (VOL. L/V).
C) MANDATO DI CATTURA N.323/84
PER I REATI DI CUI AGLI ARTT.416 E 416 BIS C.P., PER I REATI DI CUI AGLI
ARTT.71 E 75 LEGGE N.G85/75, NONCHE’ PER I REATI CONTESTATIGLI CON I
PROVVEDIMENTI DI CUI ALLE LETT.A) E B)
QUESTO ASSORBITI.
BIONDO SALVATORE E VITALE
PAOLO DEBBONO RISPONDERE DEL REATO DI FAVOREGGIAMENTO PERSONALE CONTESTATO
LORO CON ORDINE DI CATTURA N.190/81 E MANDATO DI CATTURA N.1/82.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE
DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75
LEGGE N.685/75, NONCHE’ DELL’OMICIDIO DI GALLINA STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO
DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO ULTIMO.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE
DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75
LEGGE N.685/75, NONCHE’ DELL’OMICIDIO DI GALLINA STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO
DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO ULTIMO.
BIONDO SALVATORE E VITALE PAOLO,
A LORO VOLTA, DEBBONO RISPONDERE DEL DELITTO DI FAVOREGGIAMENTO PERSONALE
AVENDO, CON LE LORO DICHIARAZIONI, CERCATO DI FORNIRE AL BRUNO UN ALIBI,
RISULTATO DEL TUTTO INCONSISTENTE, PER IL GIORNO DEL DELITTO (CAPO 134).
NEL TRATTARE DELL’OMICIDIO DI
GALLINA STEFANO SI E’ ANALITICAMENTE ESAMINATA LA POSIZIONE DEL BRUNO IN
PARTICOLARE, NE’ SI RITIENE IN QUESTA SEDE NECESSARIO RIPERCORRERE TUTTO L’ITER
DELLE INDAGINI DI P.G. ED ISTRUTTORIE CHE HANNO PERMESSO DI INDIVIDUARE
NELL’IMPUTATO UNO DEI KILLER DEL GALLINA. (VOL.1/V) .
In detta sede, inoltre, e' stata esaminata la
posizione processuale del Biondo e del Vitale i quali - soci del Bruno in una
impresa di costruzioni hanno tentato di fornire a quest'ultimo un alibi,
miseramente crollato sotto una schiacciante mole di prove testimoniali.
Vi e' solo da esaminare la posizione del Bruno
all'interno della organizzazione e, a tal proposito, vi e' rilevare come lo
stesso non possa essere considerato un killer occasionale, ingaggiato per la
eliminazione del Gallina, ma un membro stabile della organizzazione mafiosa.
Ed, invero, militano in tal senso due ordini di
ragioni, tutti attinenti alle personalita' e della vittima e dell'imputato.
Stefano Gallina non era un personaggio di poco conto
all'interno del gruppo di Gaetano Badalamenti ed, anzi, si e' gia' rilevato,
parlando del suo omicidio, come, eliminato Nino Badalamenti, Gallina, latitanti
o soppressi gli altri rimaneva unico elemento di spicco del gruppo: non n caso,
infatti, la sua eliminazione seguiva di poco quella di Mino Badalamenti.
Di contro, il Bruno non poteva considerarsi un
"manovale del crimine", stante la sua solida posizione di costruttore edile: la sua scelta
come killer del Gallina era dovuta proprio al suo inserimento nella
organizzazione ed alla sua personalita' che l'avrebbe reso insospettabile
se non fosse stato notato da un testimone oculare mentre si allontanava
precipitosamente dal luogo del delitto.
Il Bruno deve, quindi, rispondere del reato di cui
all'art.416, nonche' del reato di cui all'art.416 bis C.P .• come pure deve
rispondere dell'omicidio di Gallina Stefano e del tentato omicidio di Simonetta
Maria nonche' dei connessi delitti di detenzione e porto d'armi (Capi 1, 10,
131, 132, 133).
Biondo Salvatore e Vitale Paolo vanno rinviati a
giudizio per rispondere del reato di favoreggiamento loro ascritto con il
mandato di cattura n.1/82. nel quale deve ritenersi assorbito l'ordine di
cattura n.190/81.
Il Bruno. di contro, deve essere prosciolto con
formula dubitativa dai reati di cui agli artt.71 e 75 legge n.685/75, non
essendo emersi sufficienti elementi di responsabilita' a suo carico in ordine a
tali reati (Capi 13, 22)
Da pag 165 a pag 169
BRUNO
FRANCESCO ARCHIVIO STORICO DEL GIORNALE L’ORA DI PALERMO
giovedì 21 febbraio 2013
inventario 625667/118 data in 1983 data
ul. 1983
soggetto 1. Bruno, Francesco - Arresto -
1983. note 1 fotografia.
intestazione BRUNO FRANCESCO. Arrestato per spaccio di
stupefacenti. PA 19/4/83.
cassetto 168 busta 118 doc 1
Pagina 191 di 1496
inventario 625667/119 data in 1990 data
ul. 1990
soggetto 1. Bruno, Francesco -Arresto -
1990. note 10 fotografie: 3 dell'arresto di Francesco Bruno, 1
segnaletica, 1 dietro le sbarre del maxiprocesso, 1 foto ANSA; 1 foto
dell'arresto dell'uomo che ospitava il Bruno durante la latitanza, 1 foto
segnaletica, 2 dei contanti rinvenuti nell'abitazione, 1 dell'abitazione. 6
ritagli di giornale (Giornale di Sicilia, L'Ora).
intestazione BRUNO FRANCESCO. Imputato al maxiprocesso
catturato dopo nove anni di latitanza. 22/10/1990.
cassetto 168 busta 119 doc 17
Pagina 191 di 1496
inventario 625673/404 data
in 1982 data ul. 1982
soggetto 1. Enea, Vincenzo - Uccisione - 1982.
note 7 fotografie riguardanti l'uccisione di Enea, il
corpo esanime di Enea, la folla di curiosi che stanzia intorno al corpo esanime
di Enea.
intestazione ENEA VINCENZO. Costruttore fallito ucciso
ad Isola delle Femmine. 8/6/82.
cassetto 174 busta 404 doc 7
Pagina 648 di 1496
inventario 625672/9 data in 1982 data
ul. 1982
soggetto 1. D'Agostino, Benedetto - Uccisione - 1982.
note 3 fotografie del luogo del delitto, del
cadavere di D'Agostino e della Fiat 500 carbonizzata utilizzata dai
killer per uccidere l'uomo.
intestazione D'AGOSTINO BENEDETTO. Partanna Mondello,
ucciso da killer nel suo residence. 13/5/82.
cassetto 173 busta 9 doc 3
Pagina 567 di 1496
inventario 625677/163 data in 1982 data
ul. 1982
soggetto 1. Impastato, Giacomo - Uccisione - 1982.
note 1 fotografia formato tessera dell'Impastato,
2 fotografie riguardanti il corpo esanime dell'ucciso
intestazione IMPASTATO GIACOMO. Ucciso a Isola
delle Femmine. 16/1/82
cassetto 178 busta 163 doc 3
Pagina 960 di 1496
inventario 625666/22 data in 1985 data
ul. 1985
soggetto 1. Badalamenti, Vito - Arresto - 1983.
note 2 fotografie, 3 ritagli di giornale sulla
concessione da parte della Spagna dell'estradizione negli Stati Uniti
del boss Vito Badalamenti
intestazione BADALAMENTI VITO. Commerciante,
figlio di Tano Badalamenti. Novembre
'83 Cinisi.
cassetto 167 busta 22 doc 5
Pagina 136 di 1496
inventario 625666/21 data in 1983 data
ul. 1983
soggetto 1. Badalamenti, Silvio - Uccisione - 1983.
note 6 ritagli di giornale sull'omicidio
Badalamenti, proclamatosi sempre estraneo ad ogni coinvolgimento
mafioso
intestazione BADALAMENTI SILVIO. Nipote di don Tano.
Ucciso a Marsala. 2/6/83
cassetto 167 busta 21 doc 6
Pagina 135 di 1496
inventario 625677/91 data in 1984 data
ul. 1984
soggetto 1. Lo Bianco, Antonino Arresto - 1984 2. Di
Maggio, Vincenzo - Arresto - 1984 3. Bruno, Giovanni - Arresto - 1984.
note 4 ritagli di giornale (L'Ora, Repubblica, Giornale
di Sicilia, Corriere della Sera) riguardanti l'arresto dell'ex sindaco e del
sindaco e assessori di Isola delle femmine. L'accusa: speculazione edilizia e
assunzioni di favore. In manette anche un costruttore. Una delle due giunte
arrestate dopo una settimana in cui i suoi componenti sono rimasti all'Ucciardone,
è stata scarcerata, metre l'altra resta all'Ucciardone.
intestazione ISOLA DELLE FEMMINE. Arrestati: il sindaco
e la sua giunta il costruttore Giovanni Bruno e l'ex sindaco 11/10/1984.
cassetto 178 busta 91 doc 4
Pagina 989 di 1496
inventario 625679/131 data in 1978 data
ul. 1978
soggetto 1. Longo, Gaetano - Uccisione - 1978.
note 24 fotografie: del funerale (foto di Franco
Zecchin), del figlio che ha assistito all'omicidio, dell'abitazione davanti
alla quale è avvenuto l'agguato, della vettura in cui si trovava il Longo,
della moglie che si reca in ospedale, dell'ingresso della
banca presso cui era direttore, dell'identikit dell'assassino.
intestazione LONGO GAETANO. Ex sindaco di Capaci
e direttore della Banca del popolo PA ucciso in un agguato sotto gli occhi del
figlio. 17/1/1978.
cassetto 180 busta 131 doc 24
Pagina 1073 di 1496
inventario 625675/54 data in 1981 data
ul. 1981
soggetto 1. Gallina, Stefano - Uccisione - 1981
2. Criminalità organizzata - Carini - 1981.
note 1 fotografia di ritratto di Gallina ed 1
fotografia del cadavere. Sul retro nota manoscritta: "Stefano
Gallina, 59 anni, allevatore di bestiame ucciso a Carini".
intestazione GALLINA STEFANO. Crivellato di
colpi, allevatore di bestiame. 2/10/'81.
cassetto 176 busta 54 doc 2
Pagina 834 di 1496
inventario 625676/352 data in 1976 data
ul. 1976
soggetto Guglielmo, Felice - uccisione - 1976
2. Criminalità organizzata - Partanna Mondello - 1976.
note 2 fotografie di diverso formato del
Guglielmo, 5 fotografie riguardanti il corpo esanime del Guglielmo, il
luogo dove è avvenuta l'uccisione, i funerali dello stesso
intestazione GUGLIELMO FELICE. Mafioso
assassinato. (Palermo) Partanna Mondello. 9/1/76
cassetto 177 busta 352 doc 7
Pagina 915 di 1496
inventario 625679/20 data in 0 data
ul. 0
soggetto 1. Lo Cicero.
note 2 fotografie di grande formato con in primo piano,
nell'una un giovane uomo, nell'altra un uomo più maturo, probabilmente si
tratta della stessa persona
intestazione LO CICERO. Tommaso Natale.
cassetto180 busta 20 doc 2
Pagina 1086 di 1496
QUELLO 'SBIRRO' URLATO A RIINA
JR LA VITA "SPERICOLATA" DI DI GIACOMO
Venerdì 02 Maggio 2014 - 06:24 di Riccardo Lo Verso
Le confidenze di Giovanni Di
Giacomo, captate in carcere, svelano retroscena inediti sul killer ergastolano
del mandamento palermitano di Porta Nuova. E aprono delle piste investigative
sull'omicidio del fratello Giuseppe, freddato alla Zisa.
PALERMO - Glaciale e spietato.
Sia fuori che dentro il carcere. Pronto a massacrare di botte un altro
detenuto e a dare dello “sbirro” al figlio di Totò Riina.
Sono le sue stesse parole, le
parole di Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano, ad aprire alcune piste
investigative sull'omicidio del fratello Giuseppe, freddato alla
Zisa. Parlando con un nipote e con l'altro fratello, Marcello, Giovanni
non escludeva che il delitto fosse una vendetta nei suoi confronti. I colloqui
sono stati registrati fra marzo e aprile scorsi, prima che Giovanni Di Giacomo
individuasse in Onofrio ed Emanuele Lipari i presunti mandanti dell'omicidio e,
così sostiene l'accusa, ne ordinasse l'eliminazione, “costringendo” i
carabinieri ad accelerare il blitz a Porta Nuova.
Il nipote piangeva durante il colloqui. Si commuoveva pensando a Giuseppe che “... era tutto sparato... la costola... forse non ce l'ha fatta più ed è caduto e l'ultimo gli hanno sparato in testa...”. “... una volta che avevano questa intenzione c'è poco da fare”, spiegava Giovanni Di Giacomo con apparente freddezza. Poi, aggiungeva: “... può essere pure che è stato fatto per me”. “... sto pensando ora il fatto di Padova magari c'entra niente?”, gli chiedeva il nipote. Risposta: “... bravo... bravo... mettilo al dieci per cento però mettilo al dieci per cento... sei intelligente, ma lo hai pensato tu lo hai pensato?... il dieci per cento perché questo che dici tu non ha tutta questa capacità di potere... hai capito?”.
Il “fatto di Padova” è un
episodio di inaudita violenza carceraria. L'11 luglio 2011, all'interno
del penitenziario Due Torri della città veneta Di Giacomo massacrò a colpi di
fornellino da campo un altro detenuto, Francesco Bruno. Che non è l'ultimo
arrivato. Sta scontando pure lui un ergastolo per l'omicidio di Stefano
Gallina, capomafia di Cinisi freddato negli anni Ottanta. Bruno, nato ad Isola
delle Femmine, era uomo di fiducia di Saro Riccobono, storico boss di Partanna
Mondello. Ha condiviso il ruolo di imputato in un processo con Salvatore Lo
Piccolo colui che, vent'anni dopo, avrebbe preso il potere fra Resuttana e San
Lorenzo.
Una mattina afosa del luglio 2011, le celle del carcere di Padova sono aperte per fare “respirare” i detenuti. Bruno si trova nel reparto Eiv (elevato indice di vigilanza). Un attimo di distrazione delle guardie carcerarie e nella sua cella piomba Di Giacomo. Al termine del pestaggio, Bruno riporta diverse fratture alle gambe e alle braccia. Il suo volto è tumefatto. La testa fracassata. Ci vorranno diversi interventi chirurgici e 500 punti di sutura per strapparlo alla morte e cucire le ferite. Oggi si trova nel carcere di Milano-Opera, dove ha assistito al processo nel corso del quale, nel 2013, è stato condannato a 30 anni per l'omicidio di Vincenzo Enea, un imprenditore edile di Isola delle Femmine assassinato, secondo l'accusa, per essersi rifiutato di entrare in società con alcuni mafiosi, tra cui Bruno.
Giovanni Di Giacomo stava per commettere, dunque, il terzo omicidio della sua vita dopo quelli di Natale Tagliavia, trovato incaprettato il 18 settembre '81 e di Filippo Ficarra, vittima della lupara bianca nel 1982. Sempre in carcere, su ordine di Totò Riina, Pippo Calò e Michele Greco, aveva cercato di di avvelenare Gerlando Alberti "u paccarè", lo storico capo della famiglia di Porta Nuova. Di Giacomo eseguiva ordini e non guardava in faccia nessuno. È uno che non le manda a dire. Non si è fermato neppure di fronte al figlio del capo dei capi. È accaduto anche questo.
Ancora una volta è lo stesso Giovanni Di Giacomo a raccontarlo. Al fratello Marcello, che l'11 aprile scorso era andato a trovarlo in carcere, ammetteva di avere avuto tanti, troppi “discorsi in galera … discorsi che ho avuto in galera… discorsi… hai capito?... per esempio… ho avuto discorsi pure con il figlio di Totò Riina… gli ho detto… 'sei sbirro'… 'sei cane'”. Giuseppe Riina è stato rinchiuso a Padova nello stesso carcere di Giovanni Di Giacomo.
A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE
FEMMINE
A
cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine
BRUNO FRANCESCO,DALLA CHIESA,BORIS GIULIANO,PAOLO
GIACCONE,SPADARO FRANCESCO,PIETRO SENEPA,RIINA TOTTO,PROVENZANO,FRANCESCO
MADONIA,PIPPO CALO',MICHELE GRECO,BRUSCA BERNARDO,ENEA VINCENZO,
BILLECI
SALVATORE (29.05.1937 via Gaetano Longo 10 CAPACI) PADRE DI VINCENZO E LEONARDA
MARITO DI VASSALLO ANTONIETTA. AMMINSTRATORE UNICO SALICETO S.r.l. cessa dalla
carica 30 marzo 2012 (REA PA-94262 C.F. 02524750821 PEC saliceto@arubapec.it
costituita 27.02.1981 rappresentante impresa BILLECI VINCENZO QUOTA
33,33% AMMINSISTRATORE UNICO BILLECI VINCENZO (18.09.69 Via Gaetano Longo 10
Isola delle Femmine in carica dal 30 marzo 2012) SOCIO PIETRO BRUNO (1946 via
Roma 110 Isola delle Femmine) QUOTA 33,33% SOCIO VASSALLO GIUSEPPE 1959 (Via
Vittorio Emanuele 157 CAPACI) QUOTA 33,33% FIGLIO DI VINCENZO
Il Sindaco, Gaspare prof. Portobello sottopone
all’approvazione della Giunta Comunale la seguente proposta di deliberazione:
Nomina al Responsabile del III Settore, arch. Sandro D’Arpa,
a rappresentare il Comune di Isola delle Femmine per la stipula dell’atto
relativo alla cessione a titolo gratuito delle aree, censite al catasto
terreni al fg. n. 3, p.lla n. 1790, per la realizzazione delle quali è stato
ottenuto lo scorporo degli oneri di urbanizzazione primaria relativi agli
immobili realizzati con C.E. n. 09/02, prospicienti su detta strada;
LA GIUNTA COMUNALE
Premesso che:
· Che in
data 14/05/2002 veniva rilasciata dal Comune di Isola delle Femmine la
Concessione Edilizia n. 09/02, al Sig. Arena Giovanni, nato a Palermo il
15.06.1931, per la realizzazione di un insediamento residenziale su un’area
sita in località “Quattro Vanelle” Via Passaggio della Tortora, identificata al
N.C.T. al foglio di mappa 3 particella 1791 (ex 248/249 e 256), successivamente
volturata al nuovo proprietario in data 01/09/2003 sig. Billeci
Salvatore,nato a Capaci il 29/05/1937 e residente in Isola delle Femmine, Passaggio
del Cedro n. 6, codice fiscale BLL SVT 37E29 B645L, in forza dell’Atto di
Permuta stipulato il 16/07/2003 presso il Notaio Francesco Rizzuto, Rep. n.
64703, registrato in Palermo il 29/07/2003 al n. 75925;
· Che
ai fini edificatori del lotto identificato al catasto - foglio n. 3 particella
n. 1791, l’Ufficio Tecnico Comunale con nota p.llo n. 14137 del 12.11.2001
esprimeva la necessità della realizzazione delle opere di urbanizzazione
primaria, relative alla viabilità previste nel Piano Particolareggiato
· Che
in data 16.02.2007- veniva rilasciata dall’U.T.C., la concessione edilizia n.
3, ai sensi della L.N. 10/1977 art. 9 lettera “f”, per l’esecuzione
di opere di urbanizzazione primaria consistenti nella “realizzazione della
rete di distribuzione idrica, della rete fognante, della rete di distribuzione
dell’energia elettrica, dell’impianto di illuminazione della rete stradale
nonché della realizzazione della rete stradale nel lotto di terreno sito
in Isola delle Femmine, Passaggio delle Tortore censito al N.C.T. al foglio 3
particella n. 1790;
Considerato che :
· che
il sig. Billeci Salvatore, nuovo proprietario intende ottemperare a quanto
disposto dall’Ufficio Tecnico comunale, con nota p.llo n. 14137 del 12.11.2001,
e procedere alla cessione a titolo gratuito delle aree, censite al catasto
terreni al fg. n. 3, p.lla n. 1790, per la realizzazione delle quali è stato
ottenuto lo scorporo degli oneri di urbanizzazione primaria relativi agli
immobili realizzati con C.E. n. 09/02, prospicienti su detta strada;
· che
tale cessione deve avvenire in presenza di un Notaio;
DELIBERA
Autorizzare il responsabile del
III Settore, arch. Sandro D’Arpa, a rappresentare il Comune di Isola delle
Femmine per la stipula dell’atto relativo alla cessione a titolo gratuito delle
aree, censite al catasto terreni al fg. n. 3, p.lla n. 1790, per la
realizzazione delle quali è stato ottenuto lo scorporo degli oneri di
urbanizzazione primaria relativi agli immobili realizzati con C.E. n. 09/02,
prospicienti su detta strada;
Pareri ed attestazioni resi ai
sensi e per gli effetti dell’art. 49 del t.u. sull’ordinamento degli enti
locali, approvato con D.lgs. 18/08/2000, n° 267, relativi alla proposta
indicata in oggetto:
Si esprime parere favorevole
sulla regolarità tecnica della superiore deliberazione
Il Direttore Generale
F.to Dr. Manlio Scafidi
LA GIUNTA COMUNALE
Vista la superiore deliberazione, corredata dal parere
prescritto;
Ritenuta meritevole di approvazione;
Con voti unanimi, espressi per alzata di mano, accertati e
proclamati dal Sindaco
DELIBERA
Di approvare la superiore proposta di deliberazione,
corredata dal prescritto parere, rendendola immediatamente esecutiva.
VASSALLO
ANTONIETTA C.E.C..ASSENTITA 12 14 5 2009 RICHIESTA DA VASSALLO ANTONIETTA EREDI
FIGLI BILLECI LEO... by Pino Ciampolillo
BRUNO
PIETRO 46 LOTTIZZAZIONE DI MATTEO PIETRO ED ALTRI 19 SETT 1986 VASSALLO BILLECI
37 deceduto GRAZIANO... by Pino Ciampolillo
VASSALLLO
GIUSEPPE BRUNO PIETRO ANTONINO DI MAGGIO OPERAZIONE SAN LORENZO
21-DICEMBRE-2000 SENTENZA by Pino Ciampolillo
VASSALLLO
GIUSEPPE BRUNO PIETRO ANTONINO DI MAGGIO OPERAZIONE SAN LORENZO
21-DICEMBRE-2000 SENTENZA by Pino Ciampolillo
IL COSTRUTTORE FRANCESCO VASSALLO:
MODELLO DI MAFIOSO-IMPRENDITORE DEGLI ANNI '50 E '60
Il primo caso è quello dell'imprenditore Francesco Vassallo ed è stato studiato da chi scrive all'interno della ricerca pubblicata nel volume L'impresa mafiosa. Vassallo non fu mai condannato e non gli furono applicate misure di prevenzione ma era un indiziato mafioso ed era legato da vincoli di parentela con mafiosi notori: aveva sposato Rosalia Messina, figlia del capomafia Giuseppe Messina e sorella di Salvatore e Pietro Messina, uccisi nel 1961 e nel 1962 all'interno del conflitto tra le famiglie mafiose della borgata palermitana di Tommaso Natale.
Figlio di un carrettiere e inizialmente carrettiere anche lui, il matrimonio con una ragazza appartenente a una famiglia mafiosa gli permette di avviare un'attività imprenditoriale all'inizio limitata all'area della borgata. Nel 1947 fu costituita la cooperativa Co.pro.la (Cooperativa produzione latticini), di cui era presidente, i soci erano il padre e sei fratelli e i cognati Salvatore, Pietro e Antonino Messina. I Messina erano ufficialmente dei pastori che durante la guerra e nell'immediato dopoguerra avevano saputo cogliere le occasioni offerte dal mercato nero dei prodotti alimentari e avevano in tal modo rafforzato ed esteso il dominio territoriale del loro gruppo mafioso. Questa composizione sociale, cementata dal vincolo parentale, assicura alla cooperativa un ruolo monopolistico nella vendita delle carni macellate e dei prodotto agricoli. Su questa base inizia la scalata che porterà Vassallo ai vertici dell'imprenditoria palermitana. Si comincia con un piccolo appalto per la costruzione della rete fognaria in due borgate, ottenuto con trattativa privata grazie alla consociazione con l'imprenditore Giulio Schiera, al rapporto di amicizia e d'affari instaurato con un imprenditore molto noto a Palermo, Enrico Ferruzza, e ai rapporti che Vassallo comincia ad avviare all'interno di ambienti politici e amministrativi. Si pongono così le basi per la costruzione di un sistema relazionale e di un sistema economico. Il sistema relazionale poggia su tre pilastri: parentela, amicizie, consociazioni e cointeressenze; anche il sistema economico ha un'articolazione trinitaria: imprese, finanziamenti, appalti di opere pubbliche e contratti con la pubblica amministrazione.
L'intreccio tra i due sistemi porta Vassallo alla conquista della città negli anni '50 e '60. Le nuove imprese (la Edil Palermo, la Leonardo da Vinci, la San Francesco residenziale Piraineto) partecipano alla speculazione edilizia che è passata alla storia come "sacco di Palermo" e molti degli immobili che vengono costruiti saranno affittati alle pubbliche amministrazioni per installarvi delle scuole, mentre non vengono utilizzati i fondi per la costruzione di edifici scolatici. Nel 1969 risultava che ben 15 istituti scolastici erano ubicati in immobili di proprietà di Vassallo, affittati al comune e alla provincia di Palermo, mentre in quegli anni la Sicilia risultava ultima nella graduatoria per regioni delle opere ultimate, appaltate e in corso di appalto. C'è una vera e propria "industria dell'affitto" che comporta vantaggi notevoli per imprenditori come Vassallo e oneri altrettanto consistenti per le casse pubbliche. Alla fine degli anni '60 il comune di Palermo spendeva in canoni d'affitto per le scuole lire 606.154.000 all'anno, e la provincia 308.514.000 lire. Ancora agli inizi degli anni '90 la provincia di Palermo risultava affittuaria di immobili degli eredi di Vassallo per uso scolastico (Santino-La Fiura, 1990, p. 142). A dire della Commissione parlamentare antimafia, "il Vassallo ha potuto attuare un vero e proprio piano regolatore di edilizia scolastica, valendosi di un potere extralegale, esercitato addirittura tramite la provincia e il comune di Palermo" (ivi, p.140)
Il costruttore Vassallo per anni è stato l'interlocutore privilegiato del nuovo gruppo dirigente del partito di maggioranza relativa (tra cui figuravano nomi che diventeranno notissimi, come Giovanni Gioia, Salvo Lima, Vito Ciancimino), che esercitava un potere decisionale quasi assoluto; aveva ottimi rapporti con le banche che gli concederanno prestiti consistenti, indispensabili per la sua attività imprenditoriale; in compenso praticava prezzi scontati per l'acquisto di appartamenti da parte dei suoi protettori. Il suo patrimonio veniva valutato in 17 milioni nel 1947, passa a più di tre miliardi nel 1960.
Nella ricerca già citata ho
registrato le linee di credito di cui ha goduto Vassallo, a cominciare dal
1947, e osservato un andamento che procede in parallelo con le carriere di
uomini politici. Nel 1958 egli ottiene vari mutui dal Banco di Sicilia per
circa 400 milioni, nel 1959 per circa 500 milioni e nel 1960 per 250 milioni.
Il 1959 è l'anno in cui Salvo Lima viene eletto sindaco di Palermo. Anche alla
Cassa di risparmio, presieduta da Gaspare Cusenza, suocero di Giovanni
Gioia,Vassallo godeva di notevole "credito": ottiene 117 milioni nel
1960, 137 milioni nel 1961 e 676 milioni nel 1962. Gli anni 1964-66 sarebbero
stati anni di stasi economica per il costruttore, che però sarebbe riuscito a
superare la crisi grazie a un mutuo di 560 milioni ottenuto dal Banco di
Sicilia. "Anche per tale crisi passeggera s'è visto un legame con la
carriera politica di Lima, non più sindaco, e con l'inchiesta sul comune di
Palermo condotta dal prefetto Bevivino" (ivi, pp. 139 sg.). L'inchiesta
del prefetto, avviata nel novembre del 1963, partiva da una situazione di fatto
emblematica: l'80 per cento delle licenze edilizie veniva rilasciato a cinque
"costruttori per conto terzi", cioè a dei prestanomi, uno dei quali
era un muri-fabbro, un altro un venditore di carbone, e riscontrerà varie
violazioni alle disposizioni del Piano regolatore compiute da Vassallo. Per
anni il mercato edilizio era stato contrassegnato da una vera e propria
anomalia e il Piano regolatore, adottato dal consiglio comunale nel dicembre
del 1959, era venuto a legittimare una speculazione che aveva distrutto buona
parte del patrimonio monumentale della città e cementificato la "conca
d'oro", cioè la piana di Palermo una volta coltivata ad agrumi.
In questo periodo il mafioso-imprenditore conduce gran parte della sua attività grazie al denaro pubblico e ai rapporti che instaura con la pubblica amministrazione e con il ceto politico e si impone come la figura più dinamica di una borghesia di Stato, in gran parte parassitaria, dato che lo strato più consistente è formato dalla burocrazia degli Enti pubblici, in particolare della Regione siciliana a statuto speciale.
Nella geografia politica di Cosa
Nostra, Isola delle Femmine ricade – stando alle ultime indicazioni del
Ministero dell’Interno – nel Mandamento di San Lorenzo/Resuttana ed in
particolare il suo territorio rientra nella sfera d’influenza di quella che
viene comunemente denominata “famiglia di Capaci”.
Dai registri della GdF risulta
che tra i componenti della Copacabana spa – la società immobiliare
che, stando agli inquirenti, avrebbe dovuto reinvestire i proventi del traffico
di eroina gestito dal clan Badalamenti, facendo fare “un salto di qualità
all’organizzazione” – erano tali Billeci Salvatore e Rocco di Capaci,
Bruno Pietro, Giuseppe e Giovanni di Isola delle Femmine, Badalamenti Vito e Leonardo
di Cinisi (i figli di Tano) e Pomiero Giuseppe anche lui di Isola delle
Femmine.
La società B.B.P. snc
richiamata da Russo Spena, risultava costituita dai Bruno e da Pomiero che,
pertanto, il senatore nel 2000 indicava come verosimili prestanome di Gaetano
Badalamenti
Il 6.05.05 il Giornale di Sicilia
ha pubblicato la notizia del sequestro per mafia di beni per 4 milioni di euro
a due imprenditori edili di Isola delle Femmine, Bruno Pietro e Vassallo
Giuseppe: del primo si ricordava il collegamento alla cosca mafiosa del boss
Badalamenti ed il fatto che aveva partecipato “con altri personaggi della mafia
di Capaci e Isola delle Femmine” – cito testualmente – alla società Copacabana
spa realizzata per la lottizzazione di un vasto appezzamento di terreno;
Vassallo Giuseppe, figlio di Vincenzo, veniva addirittura indicato come “il
capo della famiglia mafiosa di Capaci”, inserito “pienamente nel mandamento
mafioso di San Lorenzo”.
Entrambi sono stati condannati
con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo
mafioso ex art. 416 bis c.p.
14.05.2009 l’Ufficio Tecnico
Comunale del Comune ha rilasciato una concessione edilizia in favore
della famiglia Pomiero ed un’altra – in sanatoria – in favore della famiglia
Vassallo/Billeci.
A distanza di 25 anni dalla
confisca delle quote della Copacabana spa il nostro UTC ha riunito i nomi di
Pomiero e Billeci, quasi a conferma del noto brocardo vichiano circa i corsi e
ricorsi della storia.
Licenza Edilizia ASSENTITA
in Sanatoria n 12 14 maggio 2009. richiesta da Vassallo Antonietta
(CAPACI 30.08.46) eredi i figli Billeci Leonarda e Vincenzo al
Comune di Isola delle Femmine per 20 appartamenti acquistati da VASSALLO
Vincenzo (padre di Giuseppe) e Siino Sebastiano immobili costruiti
prima del 1977
2005 SEQUESTRO BENI PER 800
MILA EURO A CARICO DI BRUNO PIETRO IMPRENDITORE EDILE 1946, CONIGLIARO MARCELLO
1946 OPERAIO CARINI BENI PER 600 MILA EURO GIUSEPPE VASSALLO FIGLIO DI VINCENZO
CAPACI 1959 SALICEO S.R.L. BENI SEQUESTRATI PER 2 MILIONI E 600MILA EURO
SALICETO S.r.l. BILLECI
SALVATORE (29.05.1937 via Gaetano Longo 10 CAPACI) PADRE DI VINCENZO E LEONARDA
MARITO DI VASSALLO ANTONIETTA. AMMINSTRATORE UNICO SALICETO S.r.l. cessa dalla
carica 30 marzo 2012 (REA PA-94262 C.F. 02524750821 PEC saliceto@arubapec.it costituita
27.02.1981 rappresentante impresa BILLECI VINCENZO QUOTA 33,33%
AMMINSISTRATORE UNICO BILLECI VINCENZO (18.09.69 Via Gaetano Longo 10 Isola
delle Femmine in carica dal 30 marzo 2012) SOCIO PIETRO BRUNO (1946 via Roma
110 Isola delle Femmine) QUOTA 33,33% SOCIO VASSALLO GIUSEPPE 81959 (Via
Vittorio Emanuele 157 CAPACI) QUOTA 33,33% FIGLIO DI VINCENZO
In data 10.11.09 i
ROS nel quadro dell’operazione Rebus hanno disposto
il sequestro di beni siti nel territorio di Isola delle Femmine
perché riconducibili al clan mafioso Madonia-Di Trapani.
In particolare pare si tratti – a
detta degli organi di stampa – di immobili siti in via Passaggio del Coniglio
n. 4 le cui risultanze catastali potrebbero condurre a terreni, opifici e
appartamenti intestati a tali D’Arpa Vincenzo, Massimiliano, Pietro e
Collura Vincenza: prescindendo dai motivi di rilevanza penale dei fatti, che
sarà la Magistratura a valutare, i legami di parentela che stringono possibili
prestanome di potenti boss mafiosi al capo dell’UTC isolano, aggiungono dolore
e sgomento ad un clima già di considerevole tensione e sospetto.
Nella geografia politica di Cosa
Nostra, Isola delle Femmine ricade – stando alle ultime indicazioni del
Ministero dell’Interno – nel Mandamento di San Lorenzo/Resuttana ed in
particolare il suo territorio rientra nella sfera d’influenza di quella che
viene comunemente denominata “famiglia di Capaci”.
Dai registri della GdF risulta
che tra i componenti della Copacabana spa – la società immobiliare
che, stando agli inquirenti, avrebbe dovuto reinvestire i proventi del traffico
di eroina gestito dal clan Badalamenti, facendo fare “un salto di qualità
all’organizzazione” – erano tali Billeci Salvatore e Rocco di Capaci,
Bruno Pietro, Giuseppe e Giovanni di Isola delle Femmine, Badalamenti Vito e
Leonardo di Cinisi (i figli di Tano) e Pomiero Giuseppe anche lui di Isola
delle Femmine.
La società B.B.P. snc
richiamata da Russo Spena, risultava costituita dai Bruno e da Pomiero che,
pertanto, il senatore nel 2000 indicava come verosimili prestanome di Gaetano
Badalamenti
Il 6.05.05 il Giornale di Sicilia
ha pubblicato la notizia del sequestro per mafia di beni per 4 milioni di euro
a due imprenditori edili di Isola delle Femmine, Bruno Pietro e Vassallo
Giuseppe: del primo si ricordava il collegamento alla cosca mafiosa del boss
Badalamenti ed il fatto che aveva partecipato “con altri personaggi della mafia
di Capaci e Isola delle Femmine” – cito testualmente – alla società Copacabana
spa realizzata per la lottizzazione di un vasto appezzamento di terreno;
Vassallo Giuseppe, figlio di Vincenzo, veniva addirittura indicato come “il
capo della famiglia mafiosa di Capaci”, inserito “pienamente nel mandamento
mafioso di San Lorenzo”.
Entrambi sono stati condannati
con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo
mafioso ex art. 416 bis c.p.
14.05.2009 l’Ufficio Tecnico
Comunale del Comune ha rilasciato una concessione edilizia in favore
della famiglia Pomiero ed un’altra – in sanatoria – in favore della famiglia
Vassallo/Billeci.
A distanza di 25 anni dalla
confisca delle quote della Copacabana spa il nostro UTC ha riunito i nomi di
Pomiero e Billeci, quasi a conferma del noto brocardo vichiano circa i corsi e
ricorsi della storia.
In data 10.11.09 i
ROS nel quadro dell’operazione Rebus hanno disposto
il sequestro di beni siti nel territorio di Isola delle Femmine
perché riconducibili al clan mafioso Madonia-Di Trapani.
In particolare pare si tratti – a
detta degli organi di stampa – di immobili siti in via Passaggio del Coniglio
n. 4 le cui risultanze catastali potrebbero condurre a terreni, opifici e
appartamenti intestati a tali D’Arpa Vincenzo, Massimiliano, Pietro e
Collura Vincenza: prescindendo dai motivi di rilevanza penale dei fatti, che
sarà la Magistratura a valutare, i legami di parentela che
stringono possibili prestanome di potenti boss mafiosi al capo dell’UTC
isolano, aggiungono dolore e sgomento ad un clima già di considerevole tensione
e sospetto.
Vassallo Salvatore – sindaco
di Capaci dal 1988 al maggio 1991 e gia' presente nel consiglio eletto
nel 1983 - risulta essere allegato da vincoli di parentela nonche' di affinita'
con Billeci Salvatore, imprenditore edile indiziato di appartenere ad
organizzazione mafiosa, gia' sorvegliato speciale di P.S. ai sensi della legge
n. 575/65. Insieme i predetti sono statiazionisti della "Copacabana
S.p.a." facente capo al noto mafioso Gaetano Badalamenti destinata
al riciclaggio dei proventi del traffico internazionale della droga;
Riccobono Giovanni - sindaco
di Capaci dal 24 maggio 1991 al febbraio 1992 assessore e gia'
presente nel consiglio eletto nel 1983, risulta essere legato da affinita'
a Bruno Francesco, detenuto, ritenuto appartenente al clan dei
Corleonesi. Nei confronti del Riccobono in data 4 aprile 1992 e' stato
richiesto il rinvio a giudizio per accertare se, nella decisione adottata in
qualita' di sindaco, di sciogliere la seduta consiliare del 28 settembre 1991,
nel corso della quale erano stati presentati per l'approvazione alcuni piani di
lottizzazione edilizia non approvati dai consiglieri presenti, ricorra
l'ipotesi di reato di abuso di atti d'ufficio ex art. 323, comma secondo, del
codice penale.
Nella geografia politica di Cosa
Nostra, Isola delle Femmine ricade – stando alle ultime indicazioni del
Ministero dell’Interno – nel Mandamento di San Lorenzo/Resuttana ed in
particolare il suo territorio rientra nella sfera d’influenza di quella che
viene comunemente denominata “famiglia di Capaci”.
Dai REGISTRI della GdF risulta che tra i
componenti della Copacabana spa – la società immobiliare che, stando
agli inquirenti, avrebbe dovuto reinvestire i proventi del traffico di eroina
gestito dal clan Badalamenti, facendo fare “un salto di qualità all’organizzazione”
– erano tali Billeci Salvatore e Rocco di Capaci, Bruno Pietro, Giuseppe e
Giovanni di Isola delle Femmine, Badalamenti Vito e Leonardo di Cinisi (i figli
di Tano) e Pomiero Giuseppe anche lui di Isola delle Femmine.
La società B.B.P. snc
richiamata da Russo Spena, risultava costituita dai Bruno e da Pomiero che,
pertanto, il senatore nel 2000 indicava come verosimili prestanome di Gaetano
Badalamenti
Il 6.05.05 il Giornale di Sicilia
ha pubblicato la notizia del sequestro per mafia di beni per 4 milioni di EURO a due imprenditori edili di
Isola delle Femmine, Bruno Pietro e Vassallo Giuseppe: del primo si ricordava
il collegamento alla cosca mafiosa del boss Badalamenti ed il fatto che aveva
partecipato “con altri personaggi della mafia di Capaci e Isola delle Femmine”
– cito testualmente – alla società Copacabana spa realizzata per la
lottizzazione di un vasto appezzamento di terreno; Vassallo Giuseppe, figlio di
Vincenzo, veniva addirittura indicato come “il capo della famiglia mafiosa di
Capaci”, inserito “pienamente nel mandamento mafioso di San Lorenzo”.
Entrambi sono stati condannati
con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo
mafioso ex art. 416 bis c.p.
14.05.2009 l’Ufficio Tecnico
Comunale del Comune ha rilasciato una concessione edilizia in favore
della famiglia Pomiero ed un’altra – in sanatoria – in favore della famiglia
Vassallo/Billeci.
A distanza di 25 anni dalla
confisca delle quote della Copacabana spa il nostro UTC ha riunito i nomi di
Pomiero e Billeci, quasi a conferma del noto brocardo vichiano circa i corsi e
ricorsi della storia.
Nel gennaio 2005, sono stati
sequestrati i beni di proprietà di Giuseppe Vassallo, imprenditore di Capaci,
appartenente alla locale famiglia mafiosa. Lo stesso, figlio del defunto
Vincenzo Vassallo, 90 anni, già capo della famiglia mafiosa di Capaci, risulta
“pienamente inserito nel mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo”, cui fa
capo il noto latitante Salvatore Lo Piccolo, di Tommaso Natale.
A carico di Vassallo, i militari dell’Arma
hanno sequestrato 330.000 EURO in contanti, nove appezzamenti
terreno, due appartamenti e cinque fabbricati, siti in Capaci, Isola e Palermo,
nonché il capitale sociale, il complesso aziendale ed i beni immobili
dell’impresa edile Saliceto Srl. Il valore complessivo dei beni sequestrati al
Vassallo ammonta a circa 2.600.000 EURO
Bruno, dunque, secondo gli
investigatori, sarebbe tornato in gioco dopo che in passato era stato legato al
vecchio padrino Gaetano Badalamenti. Riavvolgendo il nastro del tempo fino agli
anni Ottanta si scopre che sulle ceneri di un'impresa dei Badalamenti era nata
la Copacabana spa. Una società, poi confiscata, di cui faceva parte lo stesso
Bruno, e creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. Tra i soci
c'era pure Giuseppe Pomiero, un cognome da tenere bene in mente. In paese c'è
chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno
2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore
Palazzotto, poi nominato vice sindaco. Lo stesso giorno del sequestro della
Copacabana i sigilli furono apposti anche ad alcuni beni di proprietà di
Giuseppe Vassallo, figlio di Vincenzo, indicato come il capomafia di Capaci.
Altro cognome da sottolineare.
Le famiglie Vassallo e Pomiero sono le beneficiarie di due concessioni edilizie rilasciate dal Comune il 14 maggio 2009. L'opposizione tuona: “Legalità e trasparenza avrebbero dovuto consigliare di rinviare l'atto amministrativo caduto sotto elezioni”. Non casualmente, sostengono quelli di Rinascita Isolana. La concessione edilizia rilasciata in favore della “Sorelle Pomiero snc di Pomiero Maria Grazia” dà il via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati. Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di “Vivibilità urbana e piani strategici territoriali”. Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale dell'Urbanistica stabilisce che “la concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente”. (Riccardo Lo Verso Isola delle Femmine Comune sciolto per mafia 9 Novembre 2012)
In data 10.11.09 i
ROS nel quadro dell’operazione Rebus hanno disposto
il sequestro di beni siti nel territorio di Isola delle Femmine perché
riconducibili al clan mafioso Madonia-Di Trapani.
In particolare pare si tratti – a
detta degli organi di stampa – di immobili siti in via Passaggio del Coniglio
n. 4 le cui risultanze catastali potrebbero condurre a terreni, opifici e
appartamenti intestati a tali D’Arpa Vincenzo, Massimiliano, Pietro e
Collura Vincenza: prescindendo dai motivi di rilevanza penale dei fatti, che
sarà la Magistratura a valutare, i legami di parentela che
stringono possibili prestanome di potenti boss mafiosi al capo dell’UTC
isolano, aggiungono dolore e sgomento ad un clima già di considerevole tensione
e sospetto.
CAPACI, DIETROFRONT SUL PATRIMONIO DEL PADRINO
Era il rappresentante del boss
Salvatore Lo Piccolo a Capaci, ma una condanna per associazione mafiosa non è
bastata per confiscargli i beni. La sezione misure di prevenzione del Tribunale
ha restituito un patrimonio da cinque milioni di EURO all' imprenditore Giuseppe
Vassallo, condannato, ormai in via definitiva, a quattro anni di
carcere. Era finito in manette nel 1999, nell' ambito dell'
operazione della polizia "San Lorenzo 2": ha ormai scontato
il suo debito con la giustizia. E si è difeso con una montagna di documenti
davanti ai giudici che dovevano decidere sul suo patrimonio, una settantina di
beni, fra terreni, società e conti correnti sequestrati nel 2005. Obiettivo,
dimostrare che era un patrimonio acquisito legittimamente. La ricostruzione
proposta dal legale di Vassallo, l' avvocato Giuseppe Scozzola, ha convinto il
collegio presieduto da Cesare Vincenti. Ed è arrivato il provvedimento di
restituzione. Che è ormai diventato definitivo. Solo un libretto di deposito,
con 100 mila EURO, è rimasto sequestrato. Adesso, la
difesa di Vassallo chiede alla corte d' appello di acquisire tutta la
documentazione in banca. E punta alla restituzione anche di quest' ultima fetta
di patrimonio. Diceva di Vassallo il pentito Giovanbattista
Ferrante rispondendo alle domande dei pm Vittorio Teresi, Domenico Gozzo e
Gaetano Paci: «è uomo d' onore di Capaci. Diverse volte, sono stato io stesso a
consegnargli dei SOLDI che dovevano andare direttamente
alla famiglia. Vassallo mi diceva che stava cominciando a muoversi. Voglio
dire, muoversi per il solito problema dei SOLDI. Stava cominciando a muoversi per
fare dei danneggiamenti, per le estorsioni chiaramente». Nella sentenza che ha
portato alla condanna dell' imprenditore di Capaci hanno pesato anche le
dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia. Isidoro
Cracolici, ad esempio, raccontò che era stato lui a portare a Vassallo l'
ambasciata di Salvatore Lo Piccolo: «Gli facevo sapere dell' investitura al
vertice della famiglia di Capaci». Così, il padrino di Tommaso Natale si
assicurava un altro uomo fidato nello scacchiare della provincia: a metà degli
anni Novanta, Lo Piccolo costruiva con pazienza la base del suo potere. Il caso
Vassallo riapre il dibattito sulle misure di prevenzione per i boss. Seguono un
percorso diverso (a volte parallelo, a volte no) rispetto a quello del processo
penale. Le cronache dei mesi scorsi hanno registrato anche assoluzioni dal
reato di associazione mafiosa e, al contempo, corposi sequestri o confische. I
magistrati chiedono da tempo una riforma del sistema, soprattutto per
assicurare strumenti d' indagine più incisivi per i pm che si trovano a
sostenere in tribunale una richiesta di sequestro di beni. Le dichiarazioni dei
pentiti possono essere sufficienti per una condanna, ma non per un sequestro.
Perché, generalmente, poco o nulla sanno sui patrimoni di mafia. Così è
accaduto per Giuseppe Vassallo: troppo generiche le indicazioni di Ferrante sui
soldi che l' imprenditore avrebbe «fatto» con il sistema delle estorsioni
mafiose imposte ai commercianti e agli imprenditori di Capaci. Alla difesa è
bastata una memoria ben fatta, con tutti gli allegati necessari, per dimostrare
che redditi e proprietà erano frutto del sudato lavoro di un imprenditore
edile. Che poi era il boss del paese. Ma alle attuali norme sulle misure di
prevenzione non importa: anche i boss possono lavorare e guadagnare
onestamente. Chissà che presto Giuseppe Vassallo possa pure chiedere la
riabilitazione al tribunale di sorveglianza, per la buona condotta dimostrata
in carcere e nella società, dopo i quattro anni in carcere. L' avvocato
Scozzola assicura che Vassallo fa vita ritirata, in famiglia.
SALVO PALAZZOLO
2. Gaetano Badalamenti e Rosario
Spatola: impresa mafiosa e accumulazione illegale negli anni '70-'80
Il secondo caso riguarda le imprese che, stando a rapporti della Guardia di FINANZA e a misure di prevenzione adottate dal Tribunale di Palermo, fanno capo al capomafia Gaetano Badalamenti. Si tratta di una decina di imprese, in parte cogestite con la famiglia dei D'Anna, imparentati con Badalamenti, il cui interesse ai fini di un'analisi del ruolo dell'impresa mafiosa negli anni '70 e '80 è dato dagli incrementi del capitale sociale registrati alla fine degli anni '70. La SIFAC spa (Siciliana Industria Frantumazione Asfalti Conglomerati), costituita nel 1972, assieme ad affiliati del clan Badalamenti, aveva un capitale sociale iniziale di 35 milioni, ma nel 1978 esso viene elevato a 200 milioni. Stesso discorso si può fare per la Sicula calcestruzzi, costituita nel 1974, con un capitale iniziale di 15 milioni, elevato nel 1978 a 200 milioni, per laSAZOI (Società agricola Zootecnica Industriale), costituita anch'essa nel 1974, con un capitale di 20 milioni, che nel 1978 si trasforma in Copacabana spa, con un oggetto sociale molto ambizioso (acquisto terreni edificabili, costruzioni, assunzione di appalti pubblici, commercializzazione di prodotti per l'edilizia ecc.) e ha un capitale sociale di 200 milioni. Si tratta di imprese che hanno svolto attività molto limitate, mentre la Copacabana, che sulla carta voleva rappresentare un salto di qualità nell'attività imprenditoriale del gruppoBadalamenti, non ha svolto nessuna attività.
Come si spiega il lievitare del capitale sociale negli ultimi anni '70? Nel giugno del 1979 all'aeroporto di Palermo, collocato a Punta Raisi, nel territorio di Cinisi, madrepatria della famiglia Badalamenti, vengono scoperte due valigie con 498 mila dollari. In quegli anni nelle vicinanze dell'aeroporto operavano delle raffinerie di eroina e all'aeroporto di Punta Raisi venivano imbarcati carichi di eroina con destinazione Stati Uniti. Buona parte dei proventi di tale traffico sono stati impiegati in imprese che non hanno avuto altra funzione che quella del riciclaggio del denaro sporco.
Da notare che tra i soci
della SIFAC figura il ragioniere commercialista Giuseppe
Mandalari, che svolgeva attività di consulenza per vari capimafia, tra cui
Badalamenti e Riina, a cui nel 1976 è stata applicata la misura di prevenzione
della sorveglianza speciale con divieto di soggiorno quale appartenente
all'organizzazione mafiosa. Mandalari ha una carriera giudiziaria alquanto
movimentata e da intercettazioni telefoniche risulta che alle elezioni del 1994
si è prodigato nella campagna elettorale per Forza Italia (Santino, 1997, pp.
167, 227 sgg.)
4. Il costruttore Giovanni Ienna
Il caso più recente riguarda il
costruttore Giovanni Ienna ed è stato possibile ricostruire attività e legami
attraverso le dichiarazioni di collaboratori di giustizia (Gaspare Mutolo,
Giuseppe MARCHESE, Salvatore Cancemi e altri).
Ienna negli anni '60 svolgeva
l'attività di carpentiere presso un'impresa edile, la GIVA costruzioni, e
percepiva uno stipendio mensile di lire settantamila. Nel 1966
ha iniziato, assieme ad altri, un'autonoma attività di costruttore edile:
"Nell'ambito di tale
attività i soggetti in questione hanno costruito, come si deduce dalle
trascrizioni effettuate presso la conservatoria dei REGISTRI immobiliari, numerosi edifici la
cui realizzazione ha ragionevolmente richiesto l'impiego di ingenti somme di
denaro; il tutto partendo da posizioni finanziarie estremamente modeste e non
facendo ricorso al sistema bancario, non essendo i predetti soggetti in grado
di offrire garanzie sufficienti ad ottenere credito" (Tribunale Palermo,
1995, p. 37).
Successivamente Ienna ha continuato la sua attività diventando titolare di un gruppo di cinque società, con un cospicuo patrimonio immobiliare, e divenendo così un o degli imprenditori più in vista di Palermo. Il salto di qualità avviene tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80: in quel periodo avviene il passaggio dall'impresa individuale e dalla società di fatto a un soggetto imprenditoriale complesso cui fanno capo diverse società di capitale. Si pone il problema della provenienza dei capitali impiegati e le dichiarazioni dei mafiosi collaboratori di giustizia chiariscono che l'imprenditore, pur non essendo formalmente affiliato a Cosa nostra, di fatto "appartiene" all'organizzazione criminale, avendo un rapporto continuativo con capimafia notori, come i Savoca e i Graviano, incontrastati domini territoriali; reimpiega nell'attività imprenditoriale capitali accumulati dalle famiglie mafiose ma, in osservanza delle regole di Cosa nostra, deve pagare il pizzo ai suddetti capimafia. La circostanza è stata richiamata dalla difesa per sostenere che il costruttore sarebbe stato non socio d'affari ma vittima dei mafiosi, ma la tesi difensiva non ha convinto i magistrati di Palermo, che invece hanno ritenuto l'imprenditore appartenente a Cosa nostra. A loro giudizio, se un soggetto utilizza dei proventi di attività illecita in maniera sistematica e continuativa "può senz'altro considerarsi affiliato all'organizzazione in quanto la sua condotta si inserisce nella struttura del sodalizio ed interagisce con le condotte di altra natura al fine di perseguire i tipici fini illeciti dell'associazione mafiosa " (ivi, p. 18). Che gran parte del capitale impiegato derivi da fonti illecite si evince dal fatto che Ienna nel periodo 1962-1968 non ha fatto ricorso al credito bancario e nel periodo 1968-1972 ha ottenuto mutui per poco più di un miliardo di lire, mentre ha svolto attività per importi superiori, dell'ordine di svariati miliardi.
Anche successivamente, i crediti
ottenuti da varie banche (Sicilcassa, Banco di Sicilia, Banca del Sud) sono
inferiori ai capitali impiegati. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale
di Palermo nel 1995 ha ordinato la confisca dei beni, tra cui un
grande albergo. Si pongono ora i soliti problemi dell'uso dei beni confiscati,
per di più complicati dalla richiesta degli istituti di credito di ottenere la
tutela giuridica dei loro diritti.
Imprese Ienna
Moderna edilizia ditta individuale
Moderna edilizia srl
San Paolo immobiliare srl
Gianni Ienna srl
Sea beach immobiliare srl
Società turistica anglo-sicula srl
B.B.P., BILLECI VINCENZO, BIONDO, BRUNO FRANCESCO, CONSIGLIO MARIA CONCETTA, GALLINA STEFANO,IMPASTATO, SALICET Srl, VASSALLO GIUSEPPE, VITALE,D’AGOSTINO,ENEA,BADALAMENTI,MUTOLO,NAIMO,MICALIZZI,RICCOBONO,GUGLIELMO
FELICE,LUCIDO,CATALDO,CARDINALE,LO CICERO,IMMOBILIARE SICANIA,LO CICERO VINCENZO,TRIPICIANO
EDOARDO,PULEO COSTANTINO, LUPARELLO SANTO,TESAURO GIROLAMO,LO SICCO,
ENEA VINCENZO MAPPA E CATASTO CORSO ITALIA VIALE MARINO B.B.P. CARDINAL RICCOBONO LUCIDO UVA PART 843
37 38 35 36 79 35b 36b 79b 1027
1 PARTE
B.B.P. BRUNO PIETRO GIOVANNI POMIERO CATASTO PART 843 FOGLIO
1
RICCOBONO CATERINA 16 8 32
CATASTO PART 38 FOGLIO 1
FRAZIONAMENTO
CARDINALE GIOVANNI 1947 GIUSEPPE 1945 RITA BARTOLA 1943 UVA
MARIA 1913 CATASTO PART 37 FOGLIO 1 DONATO TRIB FALL
CARDINALE GIOVANNI 1947 GIUSEPPE 1945 RITA BARTOLA 1943 UVA
MARIA 1913 CATASTO PART 1027 FOGLIO 1
ENEA VINCENZO PROGETTO VARIANTE INTERNA DI UN FABBRICATO
COMPRESO TRA VIALE ITALIA MARINO COSTA CORSARA FIRME CONSIGLIO IMPASTATO
PARTICELLE 35b 36b 79b 84 FOGLIO 1
ENEA VINCENZO PROGETTO DI UN FABBRICATO VIALE MARINO SEMINT
1 E 2 PIANO PARTICELLE 35 36 79 FOGLIO
1
L’OPERAZIONE “GRANDE FALCO”
Nel febbraio 1993 -
partendo dal presupposto che sul territorio di Capaci direttamente coinvolto
nell’esplosione e comunque che qualcuno degli abitanti della zona, anche in
considerazione degli esiti delle consulenze tecniche che
avevano evideziato la necessità di una fase preparatoria alla
strage, avesse potuto notare delle circostanze sospette non riferite all’A.G.
per timore di ritorsioni - si è proceduto all’identificazione di tutte le
persone aventi la disponibilità, a qualunque titolo, di terreni e fabbricati
insistenti nel teatro della strage al pari di colore che, sul posto, vivo e/o
lavorano stabilmente.
L’operazione di controllo,
denominata “GRANDE FALCO”, è stata portata a termine dagli organi operanti, in
diverse fasi; sono state eseguite perquisizioni locali e sono state assunte a
sommarie informazioni le persone ritenute a conoscenza dei fatti.
Tale mezzo di
ricerca delle prove è stato poi integrato con la successiva convocazione
innanzi al P.M. dgli stessi soggetti contemporaneamente all’esecuzione di
attività intercettazione (cfr. Faldoni dal nr. 20 al nr. 20/C/compresi).
Tra gli obiettivi
interessati assumeva particolare rilevanza la ditta “S.I.A. Srl” risultata avere la disponibilità
di ampi immobili adibiti ad allevamenti agricolo, siti in Isola delle Femmine
in località adiacente al cunicolo all’interno del quale è stato collocato
l’esplosivo.
La stessa è risultata
avere come amministratore unico ROMEO Salvatore nativo di Altofonte,
che gestisce la società unitamente al fratello Nicolò (ROMEO Salvatore
risulterà poi essere il proprietario di un appartamento sito in Altofonte
locato a GIOE’ Antonino prima che questi venisse tratto di arresto su
provvedimento dell’A.G. di Palermo ).
In tale opera di
monitoraggio veniva inoltre coinvolto il
mobilificio “Srl MOBILUXOR” il cui amministratore
unico, LONGO Erasmo, e’ padre di LONGO Gaetano (gia’ sindaco di
Capaci, ucciso nel 1978 e sospettato di appartenere a sodalizi mafiosi) e
di LONGO Michele (coniugato con Maria Rita DI CARLO figlia
di Giulio, noto boss della famiglia di Altofonte attualmente detenuto
http://www.capitanoultimo.it/d/ultimo4.htm
-
PARRINO Giuseppe
Nato a Palazzo Adriano il 23.04.35,
residente a Palermo in via Cimarosa 35, proprietario di un villino sito in
Isola delle Femmine, passaggio della Lepre nr. 3;
-
SEMINARA Antonino
Nato a Gangi il 5.11.24, residente a
Palermo in via Filippo di Giovanni nr. 57, proprietario di un villino sito in
Isola delle Femmine, Passaggio della Lepre nr. 3;
-
COSTA Francesca
Nata a Palazzo Adriano il 30.12.1937,
residente a Palermo in via Filippo di Giovanni nr. 57, proprietaria di un
immobile sito in Isola delle Femmine, Passaggio della Lepre;
-
SEMINARA Domenico
Nato a Geraci Siculo l’1.04.40,
residente a Cefalù in via Gentile.Prestisimone nr. 21, di fatto domiciliato in
Isola delle Femmine passaggio della Lepre nr. 1, proprietario di un immobile
sito in Isola delle Femmine Passaggio della Lepre nr. 1
-
MANISCALCO Salvatore
Nato
a Palermo l’1.04.1929, ivi residente in Via Petralia Sottana nr. 6,
proprietario di un immobile sito in Isola delle Femmine, Passaggio della Lepre
nr. 3;
-
CRIVELLO Erasmo
Nato a Capaci il 27.9.11, ivi
residente in via Garibaldi nr. 39, proprietario del terreno e del villino
insistenti in Isola delle Femmine Passaggio della Lepre nr. 1;
S.I.A. Sicula Industriale
Avicola Srl - ROMEO Nicolò, titolare dell’azienda Sicula Industriale
Avicola - S.I.A., anch’essa danneggiata in conseguenza dell’esplosione.
-
Con sede in Isola delle Femmine, c.da
Quattro Vanelle ss 113 Km. 277, proprietaria degli immobili della stessa
azienda.
(TRATTO DA PAGINA 15 E 16)
S.I.A. - Sicula
Industriale Avicola . . . . . . . . . . . . . . . .
Palermo Via Trinacria, 8
Isola delle Femmine (Palermo)
Contr.
Quattro Vanelle strada
statale 113 km 277
Aut. n. A 622 del 31-7-1969
http://www.trovanorme.salute.gov.it/dettaglioAtto?id=22810&completo=true
COMMISSIONE
EDILIZIA DAL 1979 AL 1988
1. Albert Giovanni, nato a Torino il 13.5.1948;
2. Burgio Salvatore, nato a Ravanusa in data 11
3 1929;
3. Puccio Giuseppe, nato a Palermo 27.1.I947;
4. Mangiardi Enrico, nato a Trapani il 28.8'1936;
5. Canepa salvatore, nato a Isola delle
Femminne 21.11.1943;
6. Bruno Pietro, nato a Isola delle Femmine il
18.11.1946;
7. Puccio Orazio nato a Isola delle Femmine 23.10.1947
Samanta Costruzioni SOCIO
Mannino Tommaso FIGLIO DI GIUSEPPE
Sialma Costruzioni
SOCIO Mannino Giuseppe PADRE DI TOMMASO
EDIL ROMEO s.n.c CONSOCI:
1)PAGANO
Cosimo nato Palermo 5.L2.L940 res.te Isola delle Femmine via Pirandello n.
10
2) CUTINO
Pietro nato Isola delle Femmine (PA) 14.4.1942 ivi res.te via Cavour n. 45
CATASTO TERRENI -
COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE ELENCO
SOGGETTI INTESTATARI
AGGIORNATO 19 MARZO 2012
ALIMENA PROVVIDENZA ISOLA DELLE FEMMINE 05/09/1929
E350 2 359 PA0094715 2012 001
CARDINALE GIOVANNI ISOLA DELLE FEMMINE 30/10/1947
E350 1 37 PA0094760 2012 001
CARDINALE GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 22/02/1945
E350 1 37 PA0094760 2012 002
CARDINALE RITA BARTOLA ISOLA DELLE FEMMINE
06/01/1943 E350 1 37 PA0094760 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004
CASTELLESE GIUSEPPE ALTOFONTE 25/03/1942 E350 3 2274 PA0101145
2012 001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937
E350 3 729 PA0094730 2012 001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937
E350 1 668 PA0094762 2012 001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937
E350 3 1748 PA0101144 2012 001
SAMANTA SICILIA COSTRUZIONI S.R.L. CON SEDE IN
ISOLA E350 2 823 PA0094718 2012 001
SIALMA CASA S R L
ISOLA DELLE FEMMINE E350 1 2146
PA0102052 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO
GIOVANNI E POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 24
PA0094698 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO
GIOVANNI E POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 65 PA0094705
2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO
GIOVANNI E POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 393
PA0101135 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 220
PA0094754 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 240 PA0094758
2012 001
SOCIETA FLLI AIELLO E C DELLE E350 1 984 PA0101153 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1911 PA0094721 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1912 PA0094722 2012 001
TOURIST HOLIDAYS. SRL CON SEDE IN ISOLA DELLE
FEMMINE PIAZZA E350 3 977 PA0094739 2012 004
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 814 PA0094735 2012 002
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 815 PA0094736 2012 002
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 814 PA0094735 2012 003
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 815 PA0094736 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004
A cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle
Femmine
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